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"Come e perché Renzi mi ha fatto arrestare": così parlò l'uomo che ha il dovere di cambiare casacca

Andrea Tempestini
Andrea Tempestini

Milanese convinto, classe 1986, a "Libero" dal 2010, vicedirettore e digital editor. Il mio sogno frustrato è l'Nba. Adoro Vespe, gatti, negroni e mr. Panofsky.

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"Il mio arresto è stato uno spot elettorale a una settimana dalle europee", Fracantonio Genovese, a Il Tempo, 10 dicembre. Dopo sei mesi in cella e un anno ai domiciliari, Fracantonio Genovese torna libero. Torna a fare il deputato e torna a far discutere, perché cambia casacca. Un cambio radicale, forse oggi meno radicale rispetto a qualche anno fa, ma tant'è: dal Pd a Forza Italia, con annessi malumori di ambo le parti, soprattutto di chi, tra gli azzurri, ha da eccepire sull'opportunità di simile "acquisto". Ma se ciò che resta di Forza Italia (pur non fingendo di ignorare che il calcolo politico esiste, per tutti) è ancora sul punto opposto del diametro rispetto al "partito delle manette", i cui confini sono assai liquidi, il fatto che Genovese oggi indossi la pettorina azzurra acquisisce un senso. Le accuse nei suoi confronti sono gravi, si va dalla truffa al peculato, ma non si vuole entrare nel merito della questione. Semplicemente si riavvolge il nastro fino al 15 maggio 2014, quando a dieci giorni dalle elezioni (europee più amministrative) la Camera autorizzò le manette: tutti favorevoli, eccezion fatta per Forza Italia e Ncd. Far arrestare un deputato a dieci giorni dal voto - rara eccezione alla consolidata prassi parlamentare di negare la gattabuia - è mero calcolo politico, difficile negarlo. E il fatto che sia stato calcolo politico lo dimostra anche come, un anno dopo, la richiesta di arrestare l'alfaniano Antonio Azzollini fu rigettata: troppo pericoloso, per il Pd, perdere l'appoggio di Ncd. Ovviamente a Genovese non sfuggono questi "dettagli". E insomma, ora, dopo aver cambiato pettorina e aver spiegato che "questo non è più il mio Pd", con una semplicità disarmante e con poche parole ricostruisce e inquadra tutto ciò che gli è capitato: "Il mio arresto - spiega - è stato uno spot elettorale a una settimana dalle europee. Renzi ha messo da parte valutazioni umane e giudiziarie per un calcolo politico. Fino a due giorni prima il relatore era Leone, oggi al Csm e contrario al mio arresto. Poi il relatore è stato cambiato, è stato messo un renziano. Il Pd ha cambiato idea per un calcolo politico". Niente di così sorprendente, in verità, perché altra prassi parlamentare è quella di cambiare idea per calcolo politico. Eppure - si ribadisce, senza entrare nel merito della vicenda giudiziaria -, sentirselo spiegare così chiaramente da uno che alla fine in galera ci è stato, fa sempre un certo effetto. di Andrea Tempestini @anTempestini

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