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Genova aspetta Tafida

La bimba attaccata alle macchine potrebbe essere trasferita al Gaslini per le cure

Brunella Bolloli
Brunella Bolloli

Alessandrina, vivo a Roma dal 2002. Ho cominciato a scrivere a 15 anni su giornali della mia città e, insieme a un gruppo di compagni di liceo, mi dilettavo di mondo giovanile alla radio. Dopo l'università tra Milano e la Francia e un master in Scienze Internazionali, sono capitata a Libero che aveva un anno di vita e cercava giovani un po' pazzi che volessero diventare giornalisti veri. Era il periodo del G8 di Genova, delle Torri Gemelle, della morte di Montanelli: tantissimo lavoro, ma senza fatica perché quando c'è la passione c'è tutto. Volevo fare l'inviata di Esteri, ma a Roma ho scoperto la cronaca cittadina, poi, soprattutto, la politica. Sul blog di Liberoquotidiano.it parlo delle donne di oggi, senza filtri.

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La piccola islamica è malata da febbraio Foto: La piccola islamica è malata da febbraio
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C'è una bambina di 5 anni che dal 9 febbraio lotta per sopravvivere in un lettino d'ospedale. Si chiama Tafida Raqeeb, abbiamo deciso qui di mostrare il suo volto, sebbene la deontologia preveda che i minori debbano sempre essere tutelati e non fatti vedere in viso, perché il suo sorriso ci ha conquistati anche se purtroppo da mesi la bimba non sorride più. A causa di un delicato intervento chirurgico al cervello, Tafida ha subìto conseguenze gravissime, le è scoppiata una vena in testa ed è costretta a rimanere attaccata alle macchine per respirare e per nutrirsi. , hanno detto i medici ai genitori della piccola, ma Shelina Begum avvocato 39enne e il marito Mohammed Raqeeb, perito edile di 45 anni, non hanno alcuna intenzione di far morire la loro creatura per questo si sono appellati all'Alta Corte inglese contro la decisione del Royal London Hospital che vuole interrompere la ventilazione alla bambina. Il caso arriva dopo altri che hanno coinvolto piccoli pazienti inglesi come Charlie Guard, Alfie Evans e Isaiah Haastrup, tutti segnati da forti polemiche nel Regno Unito e accompagnati da una vasta eco sui media internazionali. Alfie e gli altri sono morti, nonostante le pressioni dell'opinione pubblica e la lotta disperata dei genitori. Uccisi per sentenza. Come ha stabilito un magistrato. Ma Tafida potrebbe salvarsi perché ieri, quasi a sorpresa, il giudice Alistair MacDonald ha deciso che la bambina non può essere condannata a morire solo perché forse non potrà guarire e dovrà rimanere per sempre in un letto. MacDonald ha deciso di accogliere il ricorso di una mamma e di un papà che sperano ancora che la loro figlia si riprenda. , continua a ripetere Shelina Begum e la sua convinzione è diventata anche un po' la nostra. Illusione? Speriamo di no. Del resto perfino i medici non negano una potenziale aspettativa di vita di 20 anni per la piccola malata. Nel loro ricorso i genitori avevano anche sottolineato che la loro religione, l'Islam, non prevede l'interruzione delle cure, ma il giudice ha deciso non in base alla fede, quanto piuttosto distinguendo questo caso da altri di maggiore gravità. Insomma, Tafida Raqeeb non è un vegetale, i suoi occhi si muovono, non prova dolore e vive in uno stato di coscienza minima. Forse può ancora salvarsi. I genitori hanno scelto di portarla a Genova e all'ospedale Gaslini l'aspettano per tentare il miracolo. Mentre in Italia ormai l'eutanasia è sancita per legge e il dibattito sul fine vita apre scenari che scavano nell'intimo di ognuno, prima di decidere di sopprimere una bambina di appena 5 anni si sceglie ancora di sperare. Sperare, anche, che non soffra.       

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