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Amore criminale l'efferatezza spacciata per cronaca

la tramsiione di Raitre

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Ci sono programmi che fanno dell'efferatezza una cifra stilistica e del voyeurismo un alibi morale. Tra questi annoveriamo Amore criminale (sabato Raitre, prima serata), che, con la scusa di denunciare la violenza sulle donne, scava tra gli omicidi perpetrati nelle mura domestiche con la stessa, morbosa curiosità della gente che si ferma ad osservare l'incidente in autostrada. Ecco, Amore criminale è l'auto che brucia oltre il guardrail delle nostre coscienze. E non è un complimento. «Quando l'amore finisce per alcune coppie non è facile lasciarsi...», così introduce il tema Luisa Ranieri; la quale, almeno, rispetto alla prima conduttrice Camila Raznovich, si contiene dignitosamente nella parte. La Ranieri evoca un po' lo zio Tibia, il narratore della serie americana horror I racconti della cripta. Solo che qui gli orrori sono veri. Sono tranci di cronaca nera rubati a Quato Grado o Porta a porta, ma dall'appeal molto più paraculo.. Di solito trattano di donne che mollano mariti e/o fidanzati evidentemente con patologie nascoste; e da costoro vengono massacrate. Le vicende sono adattate da una docufiction con attori per la “ricostruzione” dei delitti; poi si ascoltano amici, parenti, vicini di casa della vittima; infine la conduttrice guarda in telecamera attonita e con lo sdegno negli occhi. Il pathos, costruito ad arte, insuffla nello spettatore sensazioni varie: schifo, impotenza, vendetta belluina contro il genere maschile. Prendete la puntata dell'altra sera: la storia di Maria Rita Russo sposata giovanissima ad un maresciallo, bruciata viva dal marito dopo la fine del matrimonio, ma ancora in grado, prima di spirare -col 75% di ustioni sul corpo- di difendere i propri gemellini dai raptus omicidi del coniuge. Era talmente orribile, la storia che si reggeva da sola. Invece nella prima mezz'ora si è ritenuto necessario resocontarci della vita della donna dai tempi dell'asilo, di quanto cantava a squarciagola le canzoni di Vasco assieme alla sorella; s'è vista la sua pelle (finta) staccarsi dalla carne e il corpo che s'appiccava come un fiammifero svedese. La volta prima c'era un poliziotto che sparava in faccia alla moglie, quella prima ancora una lasciata a scolar sangue in vasca da bagno. Nel paese di Cogne ed Avetrana, troppo facile fare ascolto con questa roba. Chissà cosa accadrebbe se fornissimo lo spettatore di una mazza da baseball...

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