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Maurizio vs Maurizio . A Dimartedì Battista non vale Crozza

La nuova copertina satirica da Floris

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Cambio satirico a DiMartedì Foto: Cambio satirico a DiMartedì
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I due Maurizio.  Maurizio Crozza e Maurizio Battista sono fenomeni comici diametralmente opposti; entrambi hanno puntellato e puntellano la copertina satirica del pregevole Dimartedì (La7, martedì, prime time) di Giovanni Floris. Battista è titolare, sicuramente, d'un discreto talento; me lo ricordo, senza barba e qualche chilo fa, nel suo esordio su La7 nel 2003 in Assolo, dove si produceva in esilaranti esegesi degli articoli del mensile Focus. Eppure, rispetto a Crozza (di cui non è il naturale sostituto), Battista non possiede una visione globale della politica; sbanda nel banale ed eccede in un romanocentrismo che poco ha a che vedere con le tematiche transgeografiche di Floris. Sulle Olimpiadi Battista dice: «Noi a Roma tutti giorni facciamo le Olimpiadi, ho il pentathlon o il decathlon, il salto del secchione, le buche più alte dei tombini». Sul problema dei lavori pubblici cita «la stazione Farneto a via Flamina, due treni in un tunnel nun ce passeno». Sulla sociopatia degli italiani spara: «Roma si divide in Roma nord e Roma sud c'è gente che parla lingue diverse». Roma caput mundi. E il telespettatore romano si sganascia e applaude. Ma il telespettatore del resto d'Italia, invece, sorride epperò ripensa con nostalgia alle rasoiate ecumeniche di Crozza con politici in studio; e s'incupisce perchè -specie se è un cosacco del nord- certe battute proprio non le capisce. C'è  da dire che il resto di  Dimartedì (4,90% di share contro il 2,72% di Agorà) è cadenzato in modo da non fare rimpiangere l'inserto di Crozza: un'intervista alla Raggi in «modalità mastino» -direbbe il collega Riccardo Bocca-, un colloquio sincopato e inappuntabile con  la Fornero, il solito cotè di quaotidanità delle diete ai tappetini da bagno. Floris rimane il migliore. Battista permettendo...

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