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Bonolis resta a Mediaset. Il blocco Rai dei cachet funziona

Finalmente stop al mercato delle vacche tv

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Pier e Paolino Foto: Pier e Paolino
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Paolo Bonolis rimane, tenacemente, a Mediaset tra sorrisi, tricchetracche e cottillons. Viva viva. È una non-notizia che ci schiude sorrisi verso un futuro televisivo migliore. Ma non tanto perché Paolo resta stanziale. Quanto perché, al contrario di quel che gli agenti e gli artisti vanno legittimamente (per loro) predicando, il tetto dei 240mila euro ai cachet, la purga etica della Rai, sta funzionando. Se non ci fosse stato il blocco degli stipendi pubblici avremmo assistito all'ennesima transumanza, - o finta di transumanza- di Paolino; il quale, attraverso la logorante strategia degli agenti avrebbe giocato- o finto di giocare- al rialzo producendo un orchitico mercato delle vacche nel quale ci avrebbero rimesso sia Mediaset che la Rai, dato che nè La7 nè Discovery sarebbero entrati nel giochino. Col conduttore che si conferma al Biscione, invece, ora si chiudono i portafogli e si aprono i cuori. All'economia degli ascolti nulla cambierà per la tv di Stato che già si giova di star allo stesso livello del Bonolis d'oggi, da Amadeus a Insinna alla Carlucci. Gli stessi artisti Rai si sentiranno sempre più orgogliosi di nobilitare, con la loro professionalità, viale Mazzini a prezzi umani; e se qualcuno vorrà andarsene, pazienza, altri ne verranno, e ce ne faremo una ragione. Ma, tranquilli non succederà. Infine, Mediaset: sospirerà di sollievo per essere rientrata nelle previsioni di budget. Anzi, considerata l'assenza della bolla di mercato stile anni '80, Piersilvio potrà sempre calmierare eventuali  capricci salariali dei propri artisti; e, anzi sarà in grado, allo stesso prezzo, di sfruttarne al massimo le  potenzialità. Accade già per Maria De Filippi, la quale, da acuta stratega, non s'è mai infilata nella polemica degli stipendi. E accadrà di nuovo per Bonolis. A cui Mediaset ha riassegnato, comprese nel contratto dei prossimi due anni,   Chi ha incastrato Peter Pan?, Music, Avanti un altro,  Scherzi a parte, e Ciao Darwin, il palo da lap dance della tv italiana. Concedendogli, come contentino, il respiro autorale del Senso della vita. Certo siamo al giorno della marmotta, l'eterno ritorno dell'uguale. Mai una novità nemmeno a pagarla; anche se, quando la novità -Music- c'è stata, la logorrea un po' retrò stonava. Ma tant'è. Il tetto dei cachet del servizio pubblico, per ora, funziona. E con i soldi risparmiati da una parte e dall'altra si potrebbe riaccendere la fiammella della sperimentazione.Viva viva...

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