Cerca
Logo
Cerca
+

Il mistero di Gianni Ippoliti, talento a mezz'asta

Lo strano caso di uno bravo ma sottovalutato

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

Ci sono, in Italia, due rassegne stampa mattutine che trasformano i titoli delle prime pagine in satira  incandescente. Una è quella dell'Edicola di Fiorello, l'altra -meno nota ma altrettanto aguzza- è quella dei settimanali di gossip eviscerati da Gianni Ippoliti a Unomattina in famiglia (Raiuno, ore 9). Ippoliti è una carogna strategica. Tratta il pancione della divetta, le corna del tronista, la profezia della maga, le tette della showgirl sulle spiagge di Formentera con la stessa serietà che userebbe una rassegna stampa parlamentare. Tiberio Timperi e Ingrid Muccitelli rimangono incagliati nel tono mocorde e perculante di Ippoliti, il quale per la lettura inforca i suoi occhialini catarifrangenti -una citazione di Giampiero Mughini- e dà libero sfogo alla sua creatività. La cronaca rosa per Ippoliti non solo è un fuoco fatuo, ma disvela spesso la sostanza del giornalismo italiano che dall'ultrapop sbraca nel trash. Per dire, su Belen, dalla farfallina inguinale a Sanremo all'estenuata attività sentimentale, Gianni ci ha scritto dei trattati intinti nel cianuro degni del miglior Giancarlo Fusco. La sua rubrica fa il 26% di share, dieci punti più di Fabio Fazio. Solo che Ippoliti viene pagato come un usciere e si porta i giornali da casa.  L'uomo è un mistero che non riesco a spiegarmi. È bravo, molto più bravo della media degli anchormen sulla piazza, ma vive ai margini dei salotti tv. Ippoliti, laureato in legge, ex arbitro di calcio, autore e conduttore, è da sempre un indomito mediano dell'ironia televisiva. Secondo me fa parte delle mura stesse della Rai. Io, per dire,  me lo ricordo già a Piccolo Slam con Stefania Rotolo e Sammy Barbot negli anni '80. O a Dibattito dove s'era inventato  il talk surreale con perfetti sconosciuti tipo il «cantante Luca Laurenti» proprio in quel programma lanciato verso lidi bonolisiani.  O nelle parodie dei grandi libri; o nei programmi sanremesi Perché ha vinto Anna Oxa? e Perché hanno vinto i Pooh?, mandati in onda, ovviamente, prima del Festival.  Ippoliti aveva creato perfino un format inserito nel programma domenicale Girone all'italiana, condotto da Andrea Barbato; format  che somigliava in modo impressionante ai Soliti ignoti, acquistato, in seguito,  esternamente, della Rai. Ippoliti è soprattutto un maestro del nonsense, mitraglia battute surreali talmente raffinate, «alte»,  che forse talora stridono nei contesti che lo ospitano.  Lo ricordo anche in alcune trasmissioni radiofoniche sportive, per le quali  lui vanta di aver offerto prestazioni gratuite.  Una cosa che mi risulta, onestamente, difficile credere. Ma può anche essere: l'uomo è imprevedibile. E anche un po' rompiballe e tignoso, dicono le malelingue. Eppure è un talento. E molte delle sue idee sono germogliate nei programmi di Chiambretti, di  Rocco Tanica, finanche di Fiorello. Mah...

Dai blog