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Santoro, "M" , Hitler e l'insicurezza del sonnambulo

La nuova, strana, prova di michele su Raidue

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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A colloquio con Santoro Foto: A colloquio con Santoro
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M - Il mostro di Düsseldorf, del 1931 di Fritz Lang, con i monologhi i di Peter Lorre killer di bambine, è uno dei miei film di formazione. Probabilmente lo è anche di Michele Santoro nelle cui liturgie, in effetti, s'intravvede il riverbero dell'espressionismo tedesco (scenografie, luci, dialogi emotivi). Sicchè quando Michele esordiva,  nella prima puntata di M (Raidue, giovedì, prime time) rivolgendosi all'attore Antonio Tidona nei panni di Hitler con: «Adolf  c'è nella sua infanzia un qualcosa di nascosto che ha determinato il fatto che lei sia diventato il più grande massacratore dell'umanità?», e Tidona gli rispondeva con pigolio teatrale; be' di prim'acchitto ho pensato «Apperò, l'intervista immaginaria e la fiction storica: mescola i generi»,,. Aggiungendo, alla Totò: «chissà questo dove vuole arrivare...». Santoro si poneva il sofferto quesito sull'irripetibilità del male prodotto da Hitler. E più , in quel cupo studio aeroportuale faceva intervenire gli ospiti - Enrico Mentana , la docente  Simona Colarizi e lo scrittore Giuseppe Genna («bisogna osservarlo nella sua irradiazione totale»)- più io mi chiedevo dove volesse arrivare. Poi Michele faceva scorrere la fiction: la madre di Adolf che lo sgrida per aver fatto la cacca addosso; le immagini del rapporto incestuoso tra Hitler e la nipote (della quale sfugge un capezzolo) . E io continuavo a chiedermi dove volesse arrivare. Poi è subentrata una tale giovine  Sara che dava la parola a tale Youssef il quale sparava -non capivo il perchè-su Salvini («la fortuna dell'Italia è avere un leader di estrem destra completamente smidollato»). C'era anche un italo-siriano in brache corte. E lì ho realizzato che Michele, a forza di credersi un mix fra Becht e Segio Zavoli non voleva arrivare da nessuna parte. Semplicemente, a forza di mixare con forza i generi, in 2 ore e 14, si era incasinato da solo. A 'sto punto, già che c'eravamo,  io avrei messo Eva Braun che ballava il tip tap e Goerin che cazziava  la Meloni. Direbbe Fritz Lang: «la strana sicurezza del sonnambulo». Riproviamoci, Miche'...

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