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Ma qual è la funzione maieutica di Umberto Broccoli?

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Broccola De Meo Foto: Broccola De Meo
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Oltre ad uno strepitoso senso del pleonasmo, vorrei -ma davvero non riesco- ad afferrare la funzione di Pick Up - storie a 45 giri nell'economia del palinsesto di Raiuno (ogni mattina dal lunedì al venerdì). Pick Up è un innocuo programmino condotto dalla vaporosa Metis Di Meo, attrice «diplomanda al Dams». La quale, di fatto, intervista Umberto Broccoli -archeologo con l'intuibile, eterno, rimpianto di non aver mai cantato a Sanremo- sulla storia d'Italia partendo da una canzone e dall'anno in cui essa ha conquistato il pubblico. E quando parlo di pubblico, mi riferisco in particolare al professor Boccoli. L'altro giorno, l'esordio della trasmissione è stato un filmato di Mia Martini. «Benvenuti nel 73: Minuetto di Mia Martini vinceva il Festivalbar. Vogliamo discutere del senso di questa canzone, professore?» ha chiesto Metis a Broccoli. Scenografia triste, molto tv locale anni 70, un tavolaccio a forma di Lp. Alla domanda, Broccoli s'è acceso. E, con fare dinoccolato, ha parlato, nell'ordine: di Sanremo, di Califano col figlio di Turatello, («Gli anni 70 sono anche violenti»), di Amarcord di Fellini, dell'austerity e delle domeniche a piedi, della guerra del Kipur, del servizio di Bruno Vespa al Tg durante l'attentato dell'Olp a Fiumicino, di Domenica In e Corrado, di Antonella Ferri e Dove sta Zazà («parole di Cutolo, musica di Cioffi») . La ragazza porgeva faticosamente la domanda e il prof attaccava con la sua lezioncina da Bignami. Citazione finale da Kraus. Nulla di terribile, per carità. Ma, tornando a bomba, davvero io non afferro la funzione del programma. Non è nostalgica,: di programmi nostalgici la Rai ne ha a secchiate, e di meglio. Non è nemmeno una funzione maieutica per i più giovani, perché spiega a un pubblico -quello del mattino, casalingo e abbondantemente over 60- quello che già sa. La sola funzione evidente di Pick Up è fornire al prof l'ennesima tribuma per narrare un passato in cui rimesta da vent'anni. Scelta editoriale rispettabile. Ma perchè, scusate, la dobbiamo pagare col canone?...

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