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Il senso di Top Secret per gli ascolti

Lo share alto nel programma sui serial killer

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Uccidere come il Joker Foto: Uccidere come il Joker
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C'è il mass murder. Ossia, quello che ammazza a carrettate e in un colpo solo, un reverendo Jones all'ingrosso, «l'assassino della contemporaneità», come lo chiama il conduttore Claudio Brachino. Il quale, abbronzato come un apache, nella cornice dell'ex manicomio di Monbello, location cupa che a sua volta pare uscita da un quadro di Sironi, riappare d'estate. E presenta l'ennesima edizione di Top Secret (Canale 5 lunedì, terza serata) dedicata, appunto, al senso dello spettatore per l'omicidio di massa. E da qui si svilippano, col linguaggio asettico del giornalismo anglosassone, vari racconti oramai incistati nella storia della cronaca nera. La follia di John Holmes il dottorando in neuroscienze che massacrò in un cinema 58 persone, un tipo con «una frattura dell'ego» (copyright del criminologo Massimo Picozzi ). O la vicenda di Columbine con i due giovani psicotici che compiono l'eccidio a scuola «attraverso una rabbia che si autoalimenta e che si stacca dalla realtà» (sempre Picozzi). Ma si parla anche della strage del Virgina Tech compiata da un sudcoreano i cui annunci apocalittici su Youtube non furono tenuti in considerazione dall'Fbi; o del gioco grottesco del cecchino di Washington, che faceva saltare le testa dei passanti da postazione fissa, preso da delirio di «onnipotenza» (alter Picozzi, gradito ospite in quel di Mombello). Ora, Top Secret è un programma carsico a tutti palinsesti Mediaset. Ed è storicamente povero di budget -vengono utilizzati per lo più filmati di repertorio o rubati ai film- ma ottimamente confezionato nell'impianto registico e narrativo. All'apparenza io non riesco a spiegarmi di come possa fare una media del 10, 5% di share (11,5% con la puntata suddetta) parlando di Lady Diana,dei Misteri di Londra, o di qualsiasi altro argomento affiorante dalla zona del crepuscolo della cronaca che Brachino non abbia già sviscerato dal 2002. Eppure, per target giovanile -tra i 15 e i 34 anni, il 15,4%- il programma si erge ancora dalle secche estive. Stavolta con un'abbuffata di omicidi. Mi compiaccio per Top Secret. Mi inquieto un po' per i giovani fan...

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