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Mollicone, Panatta e Pani , quei Supereroi old style

Le interviste nella notte di Raiuno

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Supereroi (senza Mollica) Foto: Supereroi (senza Mollica)
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«Credo che nella vita ci siano cose più importanti del tennis...». Quando pronuncia la sconfessione d'una esistenza da marziano sotto rete, Adriano Panatta si trova in uno studio, davanti a un pianoforte che suona, nel pieno di un'intervista morbida a tre voci. La camicia è di lino, la faccia una ragnatela di rughe nervose che paiono quelle d'una racchetta. Gli intervistatori sono Vincenzo Mollica e Massimiliano Pani; i quali scesi da una spider disegnata come un cartoon anni '40, del campione scavano vita e successi nel programma Supereroi (Giovedì, Raiuno, terza serata e RaiPlay sul web). Beninteso: non c'è nulla di nuovo nell'ennesimo format di interviste ad alta qualità e basso costo. Eppure chi c'è inciampato per caso, è rimasto incollato ai racconti  eleganti come una volée di Panatta, «la rockstar dello sport». Che ha ricordato i suoi immensi successi - Coppa Davis, Internazionali d'Italia e Roland Garros- ;  che ha evocato le partite con Vittorio Gassman («Voleva vincere lui perchè era Gassman, e io: nun 'se po' fà, Vitto'...»);  che ha racconatato quellavolta che gli intellettuli di sinistra e gli artisti volevano boicottarne la finale di Coppa Davis in Cile, per via della dittatura di Pinochet. Pani gli chiede: «Di cosa appassionato?».  E lui: «Di tua madre, Mina». E rivolto a Mollica: «La verità è che ho perso la memoria...»; e Mollica: «Non è un male». Però, poi la memoria da archivio vivente del giornalista manda in onda inserti storici strepitosi dalle teche Rai: Solenghi che imita Panatta in partita; Vianello e Tognazzi in doppio;  la Carrà che introduce a Gassman un «ripugnante coboldo» di nome Paolo Villaggio; il gol di Tardelli in finale in Spagna; le mille memorie di Adriano. Al pianoforte   Danilo Rea,  nell'aria disegna atmosfere alla Paolo Conte (protagonista della seconda puntata). Trasmissione di un garbo old style.  Negli anni 90 Mollica, orso marsicano dei palinsesti dalla bravura e timidezza innaurali, era chiamato dalla Rai per creare o risollevare programmi densi con due lire. Faceva un botto d'ascolti e tornava nella tana.  Qualcuno ne ha nuovamente estratto a forza il corpaccione. Un'idea da non scartare per il futuro...

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