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Nell'inutile GF Vip Malgioglio sembra un gigante

Ancora sull'ennesimo reality

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Che il debutto del Grande Fratello Vip (Lunedì , Canale5, prime time) abbia vinto al serata con 24,% di share con la solita trita, passerella, di anime perse in una liturgia antica non mi stupisce più di tanto. La gente vuole quello -mi dicono da Mediaset- anche se io spero sempre in un ravvedimento di massa. A parte Simona Izzo, la cui intelligenza luciferina sono curioso di vedere alla prova, Daniele Bossari divertito come un bambino e Marco Predolin soggiogato ad un inutile sketch da bravo presentatore del gioco delle coppie, quella giostra di siparietti trash tende ad urtarmi i nervi. Non so chi siano Luca Onestini, Ivana Mrazova, Carla Cruz e i fratelli Rodriguez (conosco Robert Rodriguez, ma questi mi dicono siano i fratelli di Belen, smaccata forma di nepotismo...). Ignoro il ruolo nell'universo della solita Aida Yespica e del figlio di Francesco Moser. Preferivo la Marcuzzi alla Blasi. Sono, per parlarci chiaro, uno di quelli che, da tempo, metterebbe una quintalata di tritolo sotto la Casa per avvolgere quell'emblema d'eterna latitanza di idee in un rogo purificatore. L'unico elemento che si salva, forse, è Cristiano Malgioglio. Col suo ciuffio bianco, gli occhiali da diva e l'aria di chi sembra sempre uscito del Vizietto di Molinaro con un boia di struzzo che gli abbiglia le parole. Di Malgioglio, intellettuale e paroliere potente amato da De Andrè, Mina e Luchino Visconti ha apprezzzato la scrittura; ma non il personaggio televisivo che si era cucito addosso: fru-fru fino alla macchietta, e giustamente epurato dalla Rai in una stagione politica dimenticabile. Pensavo che lo scrittore Malgioglio si buttasse via per un piatto di lenticche fluorescenti. Eppure, l'altra sera, le sue battute hanno travolto chiunque gli girasse attorno: «Non l'ho nemmeno riconosciuta. Perché dovevo alzarmi? È la regina Elisabetta?» (alla sorella di Belen); «Non posso soffiare sulle candele, ho appena fatto il botulino»;«Amore come fai ad essere una modella, sei alta come me»; «Non entro dalla porta rossa perchè , io sono un hombre del pueblo...». Se li è, indubitabilmente, mangiati tutti. Quello che posso augurargli, lì dentro, è del Maalox. E tanta pazienza...                  

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