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Crossing Lines, la Ue non va neanche nelle fiction

Quel che non va nella serie poliziesca Netflix

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Gruppo di sbirri Ue Foto: Gruppo di sbirri Ue
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La Ue è un concetto smerigliato, anche nella fiction. Non si può parlare davvero di Unione Europea se, oltre a non avere bilancio ed esercito unici, si continuano a girare serie poliziesche allegramente scopiazzate dagli extracomunitari, Stati uniti soprattutto. Già di esito disastroso su Raidue, Crossing Lines (Netflix e Amazon Video) non è altro che un Criminal Minds dalla fantasia stazzonata in cui un ex commissario della Suretè francese, Louis Daniel, riunisce sotto la supervisione di un boss dell'Europarlamento -interpretato dallo svogliato Donald Sutherland- una squadra dei «migliori agenti dell'eurozona». Sicchè, anche se detto così sembra una barzelletta, ci sono un francese incasinato in drammi familiari, un tedesco genio scientifico, un'inglese che muore subito, un americano con mano frollata che va avanti a morfina, un'italiana, la nostra Gabriella Pession, l'unica che funziona specie quando parla inglese; i quali, in una regia cupa si trovano al centro di delitti che aleggiano sugli stati sovrani, in un impeto sovranazionale. Naturalmente già abbiamo difficoltà a gestire il concetto di “Europa”, figuriamoci di un gruppo alla Mission Impossible europeo. Sicchè, a parte la prima puntata in cui si insegue un killer di giovani donne in tutti gli stati membri, gli altri episodi di Crossing Lines sembrano tutti scippati alle produzioni americane, ma senza averne il ritmo. C'è la puntata della rapina in banca ispirata a Inside man, o quella sui camionisti piscopatici a The Hitcher, ecc. Si parte con propositi trionfalistici e si finisce sul basso cabotaggio. Sembra -mio dio- girata da Jean-Claude Junker...    

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