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Con Severgnini e Corona la malvagità di Crozza è inarrestabile

Due colpi di lombi del comico sul Nove

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Crozza imita Severgnini Foto: Crozza imita Severgnini
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Urge oggi ammettere che su Maurizio Crozza (Fratelli di Crozza, Nove, venerdì prime time e poi ritramesso saggiamente come un mantra), come il buon vino, invecchiando migliora. Su Discovery, pur avendo perso in impatto e visibilità politiche, continua a produrre a testa bassa caricature e personaggi, riattivando la propria modalità di miglior satirico in circolazione. Non so di cosa si facciano i suoi straordinari autori –Andrea Zalone in primis- , o se davvero la voglia di riscatto di Crozza su un network americano gli consente la massima libertà possibile. Ma le sue due ultime imitazioni, Mauro Corona e Beppe Severgnini sono il bombardamento di Dresda del politicamente corretto. Perché, certo, è  abbastanza semplice massacrare Feltri o Briatore, o Razzi, ossia personaggi ispidi, fuori sincrono, non sostenuti dal mainstream e dal fighettume culturale; assai più faticoso è triturare tic e difetti di cocchi dell'informazione o dell'editoria. Di Severgnini, bravo collega di penna virtuosa ma con un dilatazione proustiana dell'ego di molto superiore a quella d'un giornalista medio (il che è tutto dire), Crozza afferma, paragonandolo senza pietà a Longanesi e Pasolini: “Severgnini è un ovviaceo - lo assumi in piccole dosi, aspetti che ti faccia effetto e dici: ma sai che non sono poi così scemo, io. Severgnini è  perfetto per il divano, la sera , dopo una giornata dura. Quando lo ascolti non ti viene mai da dire: cazzo non ci avevo mai pensato; no, no anzi ti vien da dire: cazzo, ci avevo pensato anche io, ma mi sembrava troppo banale e mi vergognavo a dirlo. Severgnini è così, fa il primo delle classe..”; e segue una imitazione del direttore di 7 del Corriere della sera talmente cattiva che ti chiedi se su La7, rete di Cairo, avrebbe mai potuto produrla senza l'imbarazzo dell'editore (del Corriere della sera).   Con Corona, onnipresente scrittore-scultore-boscaiolo presentato sempre con bandana, barbaccia e scazzo d'ordinanza, Crozza addirittura incide il legno della malvagità pura. Il suo Corona afferma di odiare le convenzioni nel mito rousseviano del buon selvaggio: “Non dirmi buonasera, è un orpello, una convezione borghese. La verdura io la bruco nel terreno, senza piatti, magari incontro una talpa e me la mangio. Ha mai provato a scoparti un alveare, con tutte le api che ti pungono?..”. Poi però il Corona non è Kerouac che prendeva a cazzotti i giornalisti; e si materializza in ogni trasmissione tv e gigioneggia come se dovesse prendere a martellate il cameraman ma in realtà, affogato nel narcisismo, non lo fa mai. Applausi…                

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