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Emanuela Aureli la sindrome del Pavone e il riscatto del gregario

L'importanza dei mediani della nostra tv a Il cantante mascherato

Francesco Specchia
Francesco Specchia

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

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Emanuela Aureli al Cantante mascherato Foto: Emanuela Aureli al Cantante mascherato
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l rimpianto, forse, fa parte della maschera. O forse no. “Ho un velo di rimpianto per non aver fatto il grande salto. Lo vedono solo ora che indosso una maschera e non tutti i giorni che mi mostro al pubblico…”. Quando Emanuela Aureli da Cesi, frazione di Terni -classe 73, anima bella, talento canoro e presenza scenica immense nascoste dietro le piume di un pavone gigante- pronuncia questo discorso rauco, la folla del Cantante mascherato invoca il suo smascheramento come nell'atto d'una commedia di Plauto. E quando la Aureli, la miglior imitatrice sulla piazza, rivela di non essere né Bianca Atzei come vorrebbe Patty Pravo (“Sembri una rockstar”), né Fiordaliso come afferma Mariotto e neanche una delle tante cantanti note che affollano i palinsesti di Raiuno; bè, qualcosa, in quel momento, nei giurati del programma, accade. Gli sguardi restano attoniti, i gesti si cristallizzano, il balbettio ristagna nelle bocche impastate dall'imbarazzo. Nessuno pensava che dietro la maschera del pennuto potesse esserci un gregario in grado di mutare d'incanto, in primadonna. La grande provocazione di Milly Carlucci sta nel sottotesto: aver preso un mostro di bravura abituato a vivere nell'ombra ed averlo illuminato dalle luci dello star system. Magalli, Gianni Ippoliti, Lippi ma perfino quelli arrivati al “grande salto”, Frizzi, la Raffaele, Fiorello, Amadeus, sono professionisti che spesso i direttori di rete danno per scontati. Sono i grandi mediani di centrocampo che alimentano il gioco della Rai fino a trasformarsi in centravanti. Per questo ho goduto, e mi sono commosso, e ho vissuto quasi l'entusiasmo del riscatto nell'osservare le passerelle che la Aureli ha consumato a Vieni da me o a Italia sì tra Balivo e Liorni, anch'essi ex gregari di sussurrato appeal. La Aureli, sino ad allora nota per le cento imitazioni e per il lavoro da coach a Tale e quale, era riuscita nel miracolo delle piccole cose. Grazie ad una maschera (bruttina) che ne cambiava, all'esterno, la percezione del talento, Emanuela la timida aveva stracciato professioniste sugli scudi da lustri -Arisa, Orietta Berti, a loro volta ex gregarie-. E' come se per un momento, solo per un momento, l'ascensore di viale Mazzini del divismo televisivo, fermo da decenni, avesse, d'improvviso, deciso di darsi un colpo di lombi verso le gioie (spero per la Aureli anche contrattuali) del settimo piano…  

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