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Un altro grosso guaio per HillaryI soldoni intascati da Goldman Sachs

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Era il 2013, e nel corso di un summit in Arizona con top manager della Goldman Sachs e dirigenti del settore high tech, la Clinton parlo' con speciale ardore del lavoro che la banca stava facendo nel raccogliere capitali e nell'aiutare a creare posti di lavoro. Clinton fece i complimenti alla banca d'affari per la diversita' della sua forza lavoro e per il ruolo prominente giocato dalle donne nella banca d'investimento e nelle altre aziende tecnologiche presenti al convegno. “Era particolarmente positiva su di noi, brillante”, ha detto un testimone. “Cosi'  lontana da quello che suona oggi da candidata. Era stato un discorso pieno di entusiasmo ed eccitazione senza alcuna critica. Sembrava un direttore generale della Goldman Sachs”. L'ultima tegola che pende pericolosamente sul capo di Hillary sono i tre discorsi che ha fatto, nel solo 2013,  alla Goldman Sachs, per la bella somma di 675mila dollari. Un politico dovrebbe essere orgoglioso delle cose che dice in pubblico, o almeno non dovrebbe vergognarsi. E se un politico corre per la carica piu' importante del mondo, suona piuttosto assurdo che di tutte le cose che l'elettorato ha il diritto di sapere di lui (o di lei) non ci siano i discorsi fatti in pubblico. Eppure la Clinton si rifiuta di cedere alle pressioni dei suoi avversari di rilasciare i trascritti delle sue risposte ai manager della Goldman Sachs. Sanders per dimostrare che e' serva di Wall Street, Trump e gli altri del GOP per mostrare quanto sia falsa e voltagabbana. Su un piano puramente legale Hillary ha ragione di trincerarsi dietro al fatto che le sue parole, pagate a peso d'oro dai committenti, restano appunto sue, e per contratto sta a lei decidere di renderle note al mondo o meno, ovviamente previo il via libera della stessa Goldman Sachs che l'ha ospitata e pagata. Pero' la Goldman ha gia' fatto sapere che non si opporrebbe alla pubblicazione delle conversazioni tra l'allora ex segretaria di Stato e i propri manager, e quindi la palla e' tutta nel campo di Hillary. Anche se insiste nel negare la pubblicazione dei trascritti, la Clinton non puo' illudersi che i giornalisti, e gli altri candidati, non tengano viva la questione fino a quando non li otterranno. Nel mezzo degli attacchi di Sanders a Hillary perche' e' stata “al soldo della Goldman”, i tre discorsi sono la chicca “segreta” piu' intrigante che ci possa essere. Ed e' un segreto che gia' comincia a vacillare. Cominciano infatti ad emergere le prime testimonianze dirette di persone che erano in sala e che sono disposte a riferire cio' che la Clinton aveva detto. Politico.com ha aperto oggi la sua home page proprio con questo tema, e i primi virgolettati che abbiamo citato all'inizio confermano cio' che era gia' ovvio, e politicamente tossico e dannoso, per Hillary. In un altro discorso alla Goldman e ai grandi clienti della banca nel settore della gestione degli investimenti, tenuto a New York nel 2013, la Clinton sostenne che non erano soltanto le banche ad aver causato la crisi finanziaria e disse che valeva la pena esaminare in dettaglio la legge di riforma finanziaria Dodd-Frank del 2010 (il secondo grande successo legislativo di Obama dopo Obamacare NDR) per vedere che cosa funzionava e che cosa non andava bene. Una bestemmia di leso obamismo, anche se “ha detto per lo piu' roba di base, chiacchiere banali”, ha ricordato invece una persona che era in sala. “Ma in questo ambiente potrebbe essere presentata veramente male”. Si puo' bene immaginare che la Clinton, davanti a un pubblico professionale del mondo finanziario, abbia detto cose generiche e generalmente accettabili dall'audience: non solo perche' era retribuita generosamente per l'apparizione specifica, ma anche perche' aveva davanti tanti potenziali finanziatori e votanti. Non e' un mistero che il comparto finanziario di New York era stato terreno fertile di raccolta di fondi e voti per lei quando corse da senatrice dello Stato, e per Obama nelle sue due elezioni alla Casa Bianca. Hillary, anche se nessuno glielo fa notare perche' e' volgare tirare in ballo le famiglie, ha il genero, il marito di Chelsea, che ha fondato un hedge fund e vi lavora con profitti milionari, da perfetta famiglia dell'1%. Di tutte le cose per le quali la Clinton merita il pantano di credibilita' e di sfiducia in cui si dibatte (Global Foundation, server privato e emails top secret, ex amanti di Bill che l'accusano di essere state maltrattate da lei invece che essere difese come donne) questa delle cose che ha detto alla Goldman e' la piu' bizzarra. Una nemesi. Nel merito potrebbero essere argomentazioni difendibilissime, di buon senso economico-finanziario per chi crede in un sistema di capitalismo democratico, e ci vive da sempre. Ma la Clinton di oggi non puo' difenderle perche' i DEM sono sprofondati in una politica di odio di classe giacobino, trascinati da Sanders, e lei si e' adattata sperando di salvarsi. Quindi i “discorsi alla Goldman” stanno diventando – sia che restino segreti sia che diventino munizioni per Sanders - l'ultimo autogol di una campagna che per lei e' sempre un tunnel senza luce. di Glauco Maggi

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