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Trump staccatissimo da Hillary nei sondaggiSolo una cosa può farlo diventare presidente

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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E' partito il conto alla rovescia delle due settimane prima del voto, ed anzi in Florida e in vari altri Stati le operazioni sono gia' in corso. Solo un miracolo sembra poter invertire il precipitare dei sondaggi a sfavore di Trump dell'ultimo mese, quando dalla sostanziale parita' di settembre Hillary era riuscita a tornare davanti di 7 punti circa nella media RCP: nei 27 sondaggi tenuti dal primo ottobre, infatti, Trump ne ha vinti solo 5. Oltre alla speranza, che ancora esprime nei comizi dell'ultima ora negli Stati ballerini, in una maggioranza silenziosa a suo favore che si nasconderebbe nei sondaggi come fecero gli inglesi con la Brexit, il repubblicano ha pero' avuto una qualche boccatina d'ossigeno con le tre ultime rilevazioni: per IBD-TIPP i due maggiori candidati sono appaiati al 41%, per Los Angeles Times Trump conduce per 44,4 a 44,1 e per Rasmussen e' tornato in testa per 43 a 41. Nei 7 sondaggi precedenti, pero', Hillary era sempre data prima con distacchi variabili dal +12 di ABC e di Monmouth al + 4 dell'Economist e della Reuter. Quindi, solo un costante, ma soprattutto accelerato, recupero nei sondaggi nazionali della prossima settimana potra' ridurre l'attuale vantaggio di 5,2 punti ad una dimensione interna al margine d'errore statistico (due o tre punti) che potrebbe davvero riaprire la gara negli ultimi giorni. In effetti e' gia'capitato che qualche evento eccezionale, in vista del traguardo, abbia contribuito alla vittoria dell'uno o dell'altro sfidante. Nel 2012, quando Mitt Romney era messo molto bene nei sondaggi (e personalmente convinto di farcela), l'uragano Sandy permise al presidente in carica di conquistare le news come “salvatore” della nazione e del New Jersey, e il famoso abbraccio a Obama del governatore di quello stato, il repubblicano Chris Christie, gli regalo' l'immagine di statista super partes che meritava la conferma. E cosi' fu. Fortunatamente (per tutti noi), non ci sono previsioni di calamita' naturali quest'anno sugli Stati Uniti , e il solo “cigno nero” (l'evento imponderabile) che potrebbe dare uno scrollone alle preferenze e' uno scandalo clamoroso che travolgesse seriamente la Democratica. Purtroppo per Donald, pero', i media hanno finora fatto con successo il catenaccio sulle magagne di Hillary, anche se quotidianamente c'e' materiale per demolire la sua candidatura. Oggi lo scandalo di giornata sono i soldi (tanti, oltre 600mila dollari) di un amico di Hillary, il governatore democratico della Virginia, dati alla campagna - per diventare senatrice statale - della moglie del funzionario dell'FBI che ha fatto la supervisione dell'inchiesta giudiziaria per decidere se incriminare o assolvere la Clinton per i provatissimi misfatti del server privato illegale e delle email distrutte. E' finita poi con l'assoluzione, come si sa. Il “quid pro quo”, o almeno l'imbarazzantissima apparenza di corruzione politica pro DEM ha trovato spazio sulla prima pagina del Wall Street Journal e ne ha parlato Fox News. Ma a parte il mondo dei media di Rupert Murdoch non c'e' stata neppure una frazione della grancassa generale che ha impallinato, e di fatto ucciso mediaticamente, il Trump accusato (e lui nega) di molestare una dozzina di donne. di Glauco Maggi

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