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La sporca vendetta della CNNper quella "puntura" di Donald

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Secondo il sondaggio odierno della CNN, Trump entra nella Casa Bianca con il rating più basso (40% di approvazione) di tutti i suoi predecessori. E' una conferma della eccezionalita' della sua vittoria, e insieme e' anche uno schiaffo a Hillary, che solo grazie ai propri monumentali difetti e' riuscita a non vincere contro un candidato che e' stato capace di capitalizzare l'enorme fascino suscitato nel suo elettorato minoritario (nel voto popolare) ma entusiasta e militante negli Stati incerti che contavano per il collegio nazionale. Questo 40%, va da se', e' sale sulle ferite dei democratici delusi, che stanno reagendo scompostamente alla presidenza Trump. Una quarantina di deputati DEM ha fatto sapere che non saranno a Washington a celebrare la cerimonia, sostanzialmente perche' provengono da distretti ultraliberal, e sanno quindi di commettere un'azione, gradita al proprio elettorato di frustrati inconsolabili, che garantira' per loro stessi la rielezione tra due anni (la Camera viene interamente rinnovata ogni biennio). Lo stesso calcolo, di convenienza mista alla opposizione politica a Trump, ha mosso quei cantanti e quei gruppi che hanno respinto l'invito ad esibirsi durante l'inaugurazione: da Bocelli in giu', le rivolte e le minacce sui social dei loro fans hanno convinto le “celebrities” a stare lontano, per non perdere quota nel pubblico politicamente corretto. L'America vera, ovviamente, non si riconosce in questi finti eroi di una “resistenza” che, di fatto, e' contro il pacifico passaggio dei poteri. Se non fosse l'evento istituzionale basilare che tiene insieme il paese, ma un normale passaggio politico tra opposte ideologie e partiti in costante concorrenza, non vedremmo come vedremo, alle spalle di Donald e Melania e del Giudice Capo della Corte Suprema che recitera' la formula del giuramento, tutti i presidenti precedenti ancora in vita (con la eccezione giustificata del Vecchio Bush impossibilitato per motivi di salute). Ci saranno infatti i DEM Jimmy Carter, Bill Clinton (con la stessa ex first lady Hillary appena umiliata alle urne), Obama (con Michelle), e George W. Bush. Nessuno dei predecessori presenti, neppure il repubblicano Bush, ha oggi un'opinione favorevole di Trump, ed e' assai probabile che non la cambiera' facilmente in futuro. Diversa e' la stima popolare, che e' piu' volatile, legata come e' al comportamento effettivo dei presidenti durante il loro mandato. Mentre per il 53% degli interpellati le frasi e le azioni di Trump durante la transizione li hanno resi meno fiduciosi nel fatto che potra' ben operare da presidente, il pubblico e' gia' egualmente possibilista (48%) nella previsione che sara' un buono o un cattivo presidente. La consolazione per Trump e' che partire bassi, anzi bassissimi, puo' solo essere un trampolino per la crescita. Stara' a Donald guadagnare consensi con la sua politica, domestica ed estera, in quel 60% di americani che non lo valutano bene o che sono nettamente contrari. All'opposto, quando Obama incasso', durante la fase della transizione a inizio 2009, addirittura 44 punti piu' dei 40 attuali di Trump, si cullo' nel culto della personalita' che lo circondava per il fatto di essere il primo presidente nero, ma ebbe poi, via via negli anni, il brusco risveglio della realta'. Oggi Barack, da quella vetta di partenza dell'84% di popolarita' e' sceso appena oltre il 50%, ma dopo aver toccato il suo minimo del 38% nel 2011 (Gallup). La politica estera di Obama e' oggi riconosciuta, anche da non pochi commentatori liberal e pro democratici, come un complessivo fallimento: Irak, Siria, Libia, Isis, Afghanistan, Russia, Crimea, Ukraina, Iran, Israel, Cuba sono stati un percorso martoriato, e un lascito meno che invidiabile. Gli resta, a disdoro del comitato di socialisti scandinavi che lo assegnano, quel Nobel per la Pace che gli fu conferito sulla fiducia, prima ancora d'aver cominciato a mostrare alcun risultato concreto, nove mesi dopo l'insediamento. Anche gli altri presidenti degli ultimi 25 anni hanno, al loro avvio, fatto meglio di Trump. Bill Clinton ebbe il 67% di approvazione nel dicembre del 1992, due mesi dopo aver vinto, e lo stesso George Bush, malgrado la contestatissima elezione del 2000, risolta dalla Corte Suprema dopo i riconteggi in Florida, ebbe il 61% di popolarita' positiva nel gennaio 2001, appena prima del giuramento. L'11 settembre 2001 fu ben presto l'occasione per Bush di mostrare il suo carattere, e balzo' al 90%, da dove inizio' un viaggio di alti e bassi: fu rieletto nel 2004, ma fini' con la crisi del 2008 al 30%. di Glauco Maggi

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