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I guai delle sparate di Trump: cosa è costretta a fare la diplomazia americana

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Continuano le “frizioni” tra Trump e i leader internazionali generate dal suo brusco modo di twittare e di fare dichiarazione pubbliche tranchant, e in parallelo prosegue il paziente lavorio dei suoi collaboratori di alto livello, in giro per il mondo, nel ricucire le relazioni tra l'America e gli alleati, presentando la reale politica americana sulle questioni piu' delicate, depurata dalla retorica, spesso grezza e rozza, del "personaggio Trump”.  Un editoriale del Wall Street Journal di oggi fa il punto su questi ‘sforzi' del vice Mike Pence, ma soprattutto affronta il problema della sostanza nella diplomazia, e arriva alla conclusione che ha ispirato il titolo: “Il problema della UE non e' Trump”. Se le elites al potere a Bruxelles pensano di scaricare sul presidente americano le loro difficolta' interne, si sbagliano di grosso. “Devono salvarsi da soli”, scrive il WSJ. Le critiche dei partner occidentali al trumpismo stanno insomma diventando la foglia di fico dietro cui sperano di nascondere le politiche sbagliate in Europa. Spesso gli italiani che incontro mi chiedono “che cosa si dice di noi europei negli USA? ” e il testo  che segue e' un buon esempio perche' offre la prospettiva americana nel giudicare il rapporto USA-UE. (Nota bene: gli editorialisti del WSJ hanno l'occhio critico di quei commentatori filoconservatori che, praticamente per quasi tutta la campagna elettorale fin quando l'esito non e' apparso irreversibile, hanno militato nel partito dei Never Trump: sono ancora oggi il contrario dei fans ‘senza se e senza ma' di Donald, sono anti protezionismo, pro globalizzazione e pro patti commerciali.)   Ecco la traduzione di un largo estratto dell'articolo. “Il vicepresidente Pence ha speso gli ultimi giorni a riassicurare gli europei sull'impegno americano verso la Nato, ma in certi quartieri continentali non e' abbastanza. I mandarini europei sono inaciditi perche' Pence non abbraccia la Unione Europea con lo stesso entusiasmo, come se una amministrazione americana dovesse essere responsabile per il destino della UE. Pence ha menzionato la UE, notando in conferenza stampa lunedi' con il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk che “l'impegno americano verso la Unione Europea e' costante e duraturo”. Il vice ha anche aggiunto, parlando nella sede centrale NATO, che “noi capiamo le profonde tradizioni che legano gli stati membri della UE al popolo degli Stati Uniti”. Ma questo non e' stato sufficiente per il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker che lunedi' ha dato una lezioncina sul fatto che la UE e' piu' importante alla economia USA “di quanto pensi qualcuno negli Stati Uniti”. Ha anche detto:  “Penso che gli USA abbiano bisogno di una forte, unita UE su tutte le questioni possibili”. Ci sono poi stati anche borbottii perche' Pence avrebbe sottolineato il suo impegno verso la NATO, ma senza pronunciare il nome della Unione Europea, alla cena di sabato con il primo ministro belga Charles Michel. Suvvia, ragazzi. Quando prenderete un si' per la risposta che e'? La NATO e' un patto di mutua difesa di cui gli USA fanno parte, e gli USA ne coprono per circa due terzi tutte le spese. Dopo il commento di Trump sulla NATO “obsoleta” agli europei dovrebbe far piacere che i suoi primi massimi emissari hanno abbracciato l'alleanza. Siamo d'accordo che Trump dovrebbe sostenere la NATO con le sue parole, ma nessuno dovrebbe pensare che Pence o il ministro della Difesa Jim Mattis siano liberi pensatori. Loro parlano a nome della nuova amministrazione. E quanto alla UE, gli USA non sono membri. La UE e' un club solo europeo, e alcuni dei suoi membri non sono sicuri di volerlo ancora essere. Trump ha fatto dichiarazioni anti UE, non ultima appoggiando la Brexit un anno fa come candidato. E' comprensibile che i partigiani della UE siano risentiti per le sue frasi a proposito di altri paesi che lasceranno il blocco. Questo il lato crudamente nazionalista di Trump. Ma dopo un mese da presidente, Trump non puo' certo essere biasimato per i travagli della UE  e la sua visione sull'Europa non fa grande differenza. Obama fece un favore al primo ministro inglese David Cameron chiedendo senza riserve in pubblico che la Gran Bretagna restasse nella UE, ma questo non ha contato affatto per i votanti inglesi”. Secondo il WSJ “la UE e' nei guai perche' ha fallito per almeno un decennio nel creare crescita e posti. Ha fallito nel controllare le sue periferie in fiamme permettendo che il Continente fosse invaso dai rifugiati. Ha fallito nel prevenire attentati terroristici o nel promuovere coesione sociale. E ha fallito soprattutto nel non ascoltare le voci della rivolta popolare contro questi fallimenti. I leader della UE dicono agli elettori ‘state zitti!'. Nessuna meraviglia se versioni all'europea di Donald Trump siano in ascesa”. Gli USA hanno interesse che l'Europa sia prospera, democratica e libera, ma “la domanda che gli americani e molti europei si stanno facendo”, conclude il WSJ, “e' se la UE serve ancora a questo scopo. Gli USA devono essere scettici verso una UE i cui leader sembrano colmi di gioia per una crescita dell'1% e indifferenti alla disoccupazione di massa giovanile. E il governo Trump non ha ragione di sostenere leader come il presidente della UE J.C. Juncker, la cui risposta villana alla richiesta USA di una maggiore condivisione delle spese NATO e' stata: “Questo e' il messaggio americano da molti, molti anni. E io sono assolutamente contrario a farmi intimidire da un bullo. Trump sara' anche un bullo, ma in questo caso sta solo dicendo che gli americani non si sacrificheranno a difendere l'Europa se gli europei non si sacrificheranno per difendere se stessi”.   Glauco Maggi twitter @glaucomaggi

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