Cerca
Logo
Cerca
+

Lo scoop sulle tasse di Trump? Una pugnalata alla sinistra

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

Vai al blog
  • a
  • a
  • a

Lo scoop di MSNBC sulle tasse di Trump e' una pugnalata alla sinistra tutta, e un regalone al presidente. Mediaticamente parlando e' come se l'Unita' sbattesse in prima pagina le prove inoppugnabili che Berlusconi non ha mai avuto nulla a che fare con Ruby Rubacuori. La conduttrice di MSNBC Rachel Maddow, che a passione per il sinistrismo e' Santoro moltiplicato per tre, ha sventolato in trasmissione due pagine della dichiarazione dei redditi di Donald Trump del 2005, dopo aver preannunciato ore prima la "bomba". Per gli americani le tasse sono piu' sexy del sesso. Non a caso il miliardario di New York e' scampato alle accuse di una dozzina di donne che avevano detto d'essere state molestate da lui, ed e' stato eletto. Ma si e' sempre rifiutato di far conoscere le sue dichiarazioni dei redditi (non essendo obbligato dalla legge a farlo) perche' sapeva che, avendo usato ogni norma legale per minimizzare il carico fiscale come fanno tutti, nondimeno i media e gli avversari politici l'avrebbero crocifisso come "evasore", come "uno che non paga le imposte". E gli avrebbero fatto fare la fine del povero Mitt Romney. Ecco perche', quando si e' sparsa la notizia che la Maddow aveva avuto la dichiarazione di Trump (dal reporter David Cay Johnston che a sua volta ha detto di averla ricevuta anonimamente nella sua cassetta postale) i liberal della "resistenza al presidente che non e' il mio presidente" hanno pregustato lo scandalo nazionale, l'impeachment in Congresso, e la loro discesa da partigiani vittoriosi dai rifugi negli Adirondack alla Casa Bianca liberata. Che cosa e' successo, invece? Che dalle due pagine ufficiali dell'agenzia delle entrate (IRS) Trump esce come un povero milionario sprovveduto. Uno normale che paga il dovuto. Tutto. Un contribuente, cioe', che semmai deve andare a scuola dei celebri campioni della sinistra moralista per pagare meno tasse. Nel 2005, il suo versamento al Fisco e' stato infatti di 38 milioni di dollari, su un guadagno di 153 milioni. Ma e' la percentuale netta di quanto ha dato all'IRS su quanto ha guadagnato - il 25% - a far crollare i sogni dei fustigatori DEM. Prendiamo tre nomi della finanza e della politica, i piu' amati dalle sinistre globali, e il paragone e' imbarazzante. Per loro tre. Warren Buffett, diventato la bandiera del partito democratico per aver fatto la campagna pro Obama con lo slogan "basta con i milionari come il sottoscritto che pagano meno della segretaria", nel 2015 ha pagato, in effetti, il 16%. Nove punti percentuali secchi meno di Trump. Michelle e Barack Obama, nella dichiarazione congiunta del 2014, hanno pagato il 19,5% di quanto avevano guadagnato (il 5,5% in meno di Trump). E il piu' ineffabile di tutti i Robin Hood, Bernie Sanders? Quello che nei comizi, come un disco rotto, sfida sempre tutti "a pagare la loro equa percentuale di tasse"? Nel 2014, la sua "equa percentuale" era stata del 13,5%, che e' l'11,5% in meno di quello che, nel 2005, pago' l'attuale presidente. Nessuno crede che Donald abbia sempre pagato quella percentuale del 25% negli anni successivi: l'andamento degli affari e l'uso di tutti i meccanismi leciti per minimizzare le imposte gli avranno consentito, buon per lui, annate meno gravose, ed altre di piu'. Chissa'. Ma dalla Waterloo di MSNBC esce un Trump purificato dai sospetti e dalle accuse di essere uno che non paga le tasse. I 38 milioni in assoluto del 2005 (senza tenere conto dei 12 anni di inflazione da allora) sono un carico tributario che e' piu' pesante di quanto il 90% degli americani non paghino in tutta la loro vita. di Glauco Maggi

Dai blog