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Tagli alle tasse, Trump ha decisoFarà da solo senza il Congresso

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Il presidente ha azzerato la discussione in corso da oltre due mesi, dietro le quinte del Congresso, sulla riforma fiscale in generale – e in particolare sui tagli delle tasse che erano stati al centro della sua campagna elettorale - e ha deciso che la Casa Bianca deve avere un ruolo di guida e di direzione nel processo legislativo. In Siria Trump ha imparato la lezione dal fallimento di Obama, che si rimangio' nel 2013 le minacce a Assad sul superamento della famosa “linea rossa” e non fece nulla per punire il brutale dittatore che gasso' 1500 suoi cittadini. Quando il regime di Damasco ha usato ancora il gas nervino qualche giorno fa per reprimere l'opposizione, uccidendo una ottantina di civili di cui 30 bambini, il nuovo presidente ci ha messo 48 ore, solo due mesi dopo essersi insediato, per fare quello che il predecessore aveva annunciato solennemente, prima di cambiare idea: Trump ha sparato i missili punitivi, e cio' gli ha procurato approvazione bipartisan in patria e internazionale all'estero. Quindi ha capito che vince quando fa il presidente, e che deve esercitare concretamente la sua leadership in ogni campo. Sembra incredibile che, pur con il suo super-ego, abbia pensato di delegare la manovra legislativa sulla sanita' allo Speaker Paul Ryan e al vicepresidente Mike Pence, confidando nella loro esperienza parlamentare. Eppure cosi' e' stato, forse anche perche', al di la' di usarlo come bandiera retorica molto cara agli elettori repubblicani, il rimpiazzo di Obamacare, tecnicamente tanto complesso, non era davvero mai stato in cima alle sue priorita' di governo. Sperava di liquidare la pratica della mutua sociale in qualche settimana, per poter passare in fretta al tema dei tagli fiscali che gli stanno molto piu' a cuore, da businessman che vuol fare grande l'America creando posti di lavoro e sviluppo economico. Sul terreno della politica domestica, che Trump considera sicuramente piu' cruciale strategicamente, per la propria credibilita' e per gli interessi del popolo americano, rispetto al coinvolgimento militare degli USA nella soluzione dei problemi geo-politici internazionali, Trump ha insomma imparato subito dal proprio fallimento. Ecco perche', dopo aver mancato di incassare entro primavera l'ok al piano sanitario steso dallo Speaker Paul Ryan in Congresso, Trump ha preso su di se' la responsabilita' di studiare, coordinare e far quadrare il cerchio della rivoluzione del sistema tributario. La Casa Bianca ha fatto sapere che ci vorranno ancora diverse settimane perche' il piano firmato Trump prenda forma, e diventi la base per costruire consenso in parlamento tra l'ala moderata e quella piu' radicale del GOP e magari riesca ad ottenere pure l'appoggio di qualche DEM. La scadenza, che il ministro del Tesoro Mnuchin aveva ventilato potesse essere entro agosto, non sara' insomma rispettata. Aiutanti di Trump hanno detto oggi alla Associated Press che l'obiettivo e' di tagliare le tasse al piu' presto, e abbastanza in quanto a dimensione, da migliorare il quadro economico nelle aree rurali e industriali, senza introdurre quelle misure fin qui ipotizzate per compensare la perdita iniziale di reddito per lo Stato, per esempio una tassa sul carbone. La Casa Bianca sa di dover affrontare il problema di trovare vie per aumentare le entrate pubbliche, in modo da creare margini per poter tagliare le aliquote di imposta su famiglie e imprese. La riforma finora proposta da Kevin Brady, repubblicano del Texas presidente del Comitato per le Tasse della Camera, prevedeva una formula di “aggiustamento fiscale ai confini'', che eliminerebbe le deduzioni aziendali alle importazioni per raccogliere mille miliardi di dollari in 10 anni, una somma che finanzierebbe il mancato introito causato dall'abbassamento delle aliquote corporate (oggi al 35%, le piu' alte al mondo, che scenderebbero al 15-20%) e di quelle dei redditi personali (la massima calerebbe dal 39% attuale al 33%, e in parallelo scenderebbero anche quelle dei redditi medi e minimi). Questa idea di “agire al confine” ha pero' gia' provocato la reazione negativa delle catene di distribuzione al dettaglio, da Wal Mart in giu': piu' tasse all'import, ovviamente, causano prezzi piu' alti per i consumatori finali, con conseguenti perdite di posti di lavoro per il calo degli affari. Inoltre, questa tassazione potrebbe essere in violazione delle regole del WTO, l'organizzazione mondiale del commercio, nonche' stimolare rappresaglie dei paesi partner. Un'idea alternativa, ventilata da consiglieri economici esterni alla Casa Bianca ma vicini personalmente a Trump, trasformerebbe la formula di Brady “dell'aggiustamento fiscale ai confini” in qualcosa piu' simile alla “tassa sul valore aggiunto”, eliminando nel contempo le deduzioni delle tasse sul lavoro. Cio' produrrebbe un incremento di reddito in imposte, per lo Stato, pari a 12 mila miliardi in 10 anni, una somma che renderebbe possibile la fine della attuale tassa che finanzia la Social Securities, tassa che e' del 12,4% sugli stipendi, attualmente divisa 50-50 tra datori di lavoro e dipendenti. La fase di elaborazione della riforma fiscale e', come si vede, assolutamente preliminare e vaga. Cio' che e' sicuro e' che il presidente non si fida piu' di nessuno e vuole direttamente portare nella riforma sulle tasse le ragioni del proprio elettorato. di Glauco Maggi

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