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Il viaggio internazionale di The Donald manda nel panico gli anti-Trump

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Sta montando la frustrazione degli anti Trump per come il presidente sta conducendo il suo primo viaggio diplomatico internazionale. Contano i giorni "senza tweet", perche' ne sentono la nostalgia come fonte di casini. Si lasciano scappare commenti del tipo "sara' gia' un successone se non combinera' guai", e abbassano al minimo, preventivamente, le aspettative. A proposito della stessa idea della trasferta lontana, un giornalista liberal televisivo ha iniziato il suo collegamento dall'Arabia saudita con l'incipit "Trump ha lasciato alle sue spalle la piu' catastrofica settimana mai vissuta da un presidente americano". Piu' "catastrofica" di Bill dopo Monica? Di Carter dopo gli ostaggi americani di Teheran? Di George W. Bush dopo la scoperta delle torture ad Abu Ghrabi in Iraq? Di Obama dopo le menzogne, sue e di Hillary, sui 4 diplomatici USA uccisi a Bengazi dai terroristi? L'ossessione dei Never Trump e' una sindrome incurabile, e chissa' quante ne vedremo ancora. Sono bastati due giorni di missione (impeccabile) in Arabia Saudita per provocare la reazione allucinante della "precedente settimana catastrofica", che da' la misura della iperfaziosita' imperante nei media. E' chiaro che, nella mente dei piu' faziosi, Trump si illude se cerca di far dimenticare Comey, la Russia, Mueller, con tutti i sogni di impeachment che hanno scaldato i loro cuori, "soltanto" perche' incontra i leader islamici, ebrei e il papa in un solo tour. Chi ha organizzato le tappe e i tempi, i discorsi e i "contorni" di business – tra cui 110 miliardi di dollari investiti dai sauditi nelle aziende militari USA – e' stato un genio della politica diplomatica internazionale. Ci sono tante "prime volte" messe insieme in questa missione che si fatica a tenere il conto e a fare una graduatoria d'importanza. Trump e' il primo presidente che sceglie di andare in Arabia Saudita come primo paese estero. E' il primo con la trovata di raggruppare le tre maggiori religioni monoteiste, e il primo che arriva in Israele volando dal paese arabo che custodisce le due mosche piu' importanti per i musulmani, Mecca e Medina. E' il primo presidente USA a visitare (lunedi' 22) il Western Wall a Gerusalemme, e il primo che vedra' il papa cattolico, in Vaticano, nella sua prima uscita dagli Stati Uniti. Ovviamente un bilancio sui contenuti politici dei nove giorni via dalla Casa Bianca e' impossibile ora, perche' non sono ancora disponibili tutti i discorsi che terra' a Roma dopo papa Bergoglio, a Bruxelles nel meeting con gli alleati della Nato e in Sicilia al G7. Ma la partenza e' stata brillante, perche' il messaggio ai leaders islamici sulla "guerra non tra religioni, ma tra il bene e il male" e l'appello a tutti gli uomini di buona volonta' a unirsi per sradicare i terroristi "dai luoghi di culto e dalla faccia della terra" ha fatto centro. L'inviato del New York Times ha parlato "di un misurato tono del presidente lontanissimo dal linguaggio incendiario della campagna dello scorso anno, quando Trump disse che 'l'Islam ci odia' e propugno' 'un divieto totale e completo' ai musulmani di entrare nel nostro paese". I liberal hanno nostalgia del Trump del 2016 e soffrono nel vedere la metamorfosi del presidente, da estremista populista a governante che ragiona. L'evoluzione di Donald verso la maturita' personale e politica sara' messa alla prova nei giorni che vengono. Non deve sbracare, deve seguire il 'libretto' ben preparato dalla Casa Bianca, deve essere disciplinato. Personalmente penso che anche qualche idea brillante del viaggio sia farina del suo sacco, ma questo non e' tanto importante. Se e' lo staff che ha pensato a tutto, vuol dire che e' uno staff con consiglieri di valore, e non e' l'armata brancaleone che e' apparsa qua e la' in questi mesi. Abbiamo scritto tante volte che l'uomo Trump, con le sue intuizioni politiche, il suo istinto da imprenditore, e le doti non comuni di marketing, sa anche essere il peggiore nemico di stesso nella gestione del proprio destino. Sta a lui zittire i critici con una prestazione impeccabile al cospetto del pubblico internazionale nelle prossime tappe. Quando tornera' comincera' il difficile, non solo perche' la bufera russa non si plachera' d'incanto, ma perche' dovra' saper manovrare il Congresso verso le vittorie interne che contano, dalle riforme della salute e del fisco al budget da risanare. Se avra' intanto fatto crescere la sua statura da statista mondiale sara' piu' facile. di Glauco Maggi

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