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Trump, la stretta sui buoni pasto ai disoccupati: se non cerchi lavoro, non mangi

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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E' un'altra delle vittorie concrete di Trump, ma e' sepolta sotto le polemiche sui tweet che lui stesso scatena. Nel blog del 3 luglio avevo scritto di come sono calati di oltre il 60% gli arresti dei clandestini sul confine meridionale, segno che in America Latina hanno capito che il clima di “illegalita' legalizzata” e' finito con l'addio di Obama. Oggi sono stati pubblicati i dati sulla riduzione delle richieste dei buoni-pasto in alcuni stati dove il fenomeno dell'assistenza “regalata” a tanti che non ne avevano bisogno reale era finito fuori controllo sotto Obama. Trump, ispirandosi alla riforma del welfare del 1996 votata dal Congresso in mani repubblicane e firmata da Bill Clinton, ha annunciato che i buoni, richiesti da chi ha redditi sotto una certa soglia ma e' in eta' e buona salute per poter lavorare, devono essere assegnati a chi accetta di fare i corsi per riqualificarsi professionalmente, o dimostra di aver cercato un lavoro, o accetta di svolgere lavori socialmente utili per l'amministrazione locale. E' la politica che piaceva al presidente DEM Clinton e che piace ideologicamente, e per i suoi effetti pratici, ai repubblicani. Per un verso abbassa direttamente i costi pubblici dell'assistenza, aiutando a risanare i bilanci. Sotto un altro aspetto, ancora piu' importante, svolge una funzione virtuosa di lotta alla cultura autodistruttiva di chi pensa che lo stato debba provvedere a tutto per tutti. Minando il senso di responsabilita' e l'autostima personali, l'idea di sovvenzioni a piene mani, incondizionate, crea assuefazione e dipendenza. I buoni-pasto sono una misura assistenziale utile, giustificata in tempi di crisi economica e sociale per disoccupati e non abbienti, ma si sono trasformati in una “pensione” popolare non dovuta e data a troppi individui “furbi”, grazie al rampante abusivismo che fiorisce quando domina una cultura assistenziale a prescindere. Nel 2009, quando la recessione del 2007-2008 aveva portato la disoccupazione al 10%, Obama aveva permesso agli Stati di allargare la distribuzione dei buoni pasto (chiamati SNAP, Supplemental Nutrition Assistance Program) alleggerendo i precedenti criteri di ammissione al Programma. Il numero svetto' al record di 48 milioni di beneficiari nel 2013, prima di recedere solo gradualmente in relazione al calo del tasso di disoccupazione. Ora, sotto Trump, un numero crescente di governatori e di parlamenti locali hanno accelerato nell'azione di ripristino della emergenzialita' della misura, nello spirito di Bill & Donald. Le cifre del trend “riduttivo” del primo semestre di Trump alla Casa Bianca, per due stati che li hanno resi noti, sono illuminanti del cambiamento in essere. ALABAMA. Dal 2017 lo Stato ha iniziato a chiedere ad adulti sani e senza figli, in 13 Contee, di trovare una occupazione o di partecipare a programmi di formazione quale condizione per continuare a ricevere i buoni pasto.  Secondo AL.com il numero dei beneficiari e' sceso dai 5538 di gennaio a 831 di inizio maggio, un crollo del'85%. GEORGIA. Simili cambiamenti in tre Contee campione, secondo la Georgia Public Policy Foundation, hanno portato in tre mesi ad una riduzione di buoni pasto del 58%. “La condizione lavorativa richiesta e' stata di enorme successo nel ridurre il numero di persone che chiedono i buoni pasto. Mentre avevano un senso nei primi anni della recessione quando i disoccupati erano piu' numerosi, adesso non e' piu' il caso”, ha commentato Robert Doar, esperto di studi sulla poverta' dell' American Enterprise Institute. “Il Welfare non era mai stato concepito come un'elemosina in una direzione, ma come un programma basato sulla reciprocita'', ha ribadito Robert Rector, del pensatoio conservatore Heritage Foundation.”A quelli che ricevono benefici dal governo e' giusto chiedere come condizione di lavorare o di partecipare a corsi professionali”. Quando era stato raggiunto il picco di beneficiari nel 2013 e 2014, due Stati, il Maine e il Kansas, avevano gia' mosso i primi passi raggiungendo significativi risparmi nelle casse pubbliche e “aiutando” i cittadini a rientrare nel mondo produttivo. Il Kansas ha ridotto del 75% i beneficiari in 12 mesi. Nel Maine, 7000 individui che avevano abbandonato il programma hanno visto i propri redditi balzare da 3,85 milioni nel terzo trimestre del 2014 a 8,24 milioni nel quarto trimestre del 2015. Ora che Trump ha abbracciato e promosso questa filosofia, i miglioramenti si stanno moltiplicando sul piano nazionale. Glauco Maggi twitter @glaucomaggi

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