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Russiagate e donne: i chiodi fissi dei fessi anti-Trump

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Ci sono due questioni che costituiscono l'ossatura della “resistenza” a Trump da parte dei Democratici. La prima e' la supposta collusione del presidente con Putin per vincere la Casa Bianca, con tanto di Procuratore Speciale e commissioni parlamentari che indagano da oltre un anno senza aver trovato nulla. La seconda e' la sua “guerra contro le donne”, che Donald avrebbe trattato e tratterebbe sempre da “sessista”, etichetta che i liberal attaccano in genere alla cultura “macho” dei bianchi repubblicani. In attesa che l'inchiesta sul primo si concluda con l'impeachment (sto scherzando), e che le donne americane si scaglino all'unisono contro Donald il bruto (ma, e qui sono serio, nel 2016 ha votato per lui il 41% delle donne di tutte le razze e il 52% delle donne bianche) la cronaca spicciola strappa due crasse risate a chi non e' liberal. * Sul Russiagate, l'attenzione dei parlamentari si e' concentrata negli ultimi giorni su Facebook, che ha ammesso di aver pubblicato 3000 avvisi pubblicitari pagati da un ente controllato dal Kremlino per seminare zizzania nell'opinione pubblica americana, prima e dopo il voto, con l'intento di destabilizzare il sistema democratico USA. Un'opera di classica “disinformazia”, insomma, che Mosca ha sempre usato per minare la forza del suo nemico numero uno. Tutto il “complotto”, tutto il “mistero” sui rapporti con i russi del figlio di Trump e dei membri della campagna (da Mike Flynn a Paul Manafort) si riduce dunque a una serie di spot, pubblici e regolarmente pagati? Questi avvisi danno profitti a Mark Zuckerberg, ma lo imbarazzano non poco: lui e' nemico giurato di Trump e pero' ha i suoi problemi a nascondere il fatto che la sua piattaforma sia filo-DEM, come un Washington Post qualunque. Peraltro, perche' scandalizzarsi che la patria dell'autoritarismo anti-occidentale faccia propaganda in America sfruttando i media? Dai tempi della Guerra Fredda i governi USA hanno creato “Voice of America”, un canale radio che trasmette in Russia e ovunque nel mondo a beneficio dei valori occidentali. Putin, ex KGB, ha ereditato le tecniche di disinformazione da Breznev e Antonov e risponde per le rime, come puo'. Nel merito, e' ovvio che in occidente si tifi per “Voice of America” (io, almeno, sono tra i tifosi accesi); ma e' un po' come tifare per le spie americane a Mosca e osteggiare quelle russe a New York: si sa che lo spionaggio reciproco e' un fatto della vita. * Sul problema degli abusi sessuali la sghignazzata ce l'ha strappata, da Los Angeles, un mogul del cinema di assoluta grandezza, Harvey Weinstein, 65 anni. Una inchiesta del New York Times (giu' il cappello, quando ci vuole ci vuole) ha rivelato che il produttore di Hollywood (fondatore di Miramax, ‘regista' delle assegnazioni degli Oscar, miliardario) ha abusato, maltrattato, imbarazzato sessualmente una decina di attrici e di altre donne che si sono trovate sulla sua strada nei decenni della sua lunga carriera. Per tacitarle, e lo si sa solo ora per la silente omerta' dei tanti ‘compagni' di Hollywood, ha sborsato un mare di quattrini in accomodamenti extragiudiziali. Dov'e' la comicita'? Weinsten e' maschio, e' bianco, ma soprattutto e' un super finanziatore dei Democratici. Al Comitato nazionale DEM ha dato 300mila dollari, a Andrew Cuomo 150mila, e tante altre migliaia di dollari della sua “carita' politica” sono finiti ai senatori Chuck Schumer, Cory Booker, Richard Blumenthal e ad altri. La senatrice di New York Kirsten Gillibrand ha fatto un punto centrale della sua carriera la difesa delle donne contro stupri e abusi, e anche con lei Weinstein e' stato ultrageneroso. Ora c'e' il fuggi-fuggi da lui da parte di questi parlamentari DEM finanziati per anni: ma per lavare l'onta di aver avuto il denaro dal porcellone di Hollywood non hanno reso a lui i soldi, cosi' si paga gli avvocati. No, li hanno  tenuti dirottandoli da furbini a organizzazioni pro-femministe, cioe' ancora a se stessi ma per interposte persone. Per adesso non si conosce la reazione dei due massimi beneficiari dei fondi del mogul, Hillary Clinton e Barack Obama, che per le loro campagne hanno intascato milioni da lui, e dagli amici suoi. Obama, persino, ha avuto la figlia Malia assunta dallo studio di Weinstein per una internship. Questa “edificante” vicenda parla, e fa ridere per la sua ironia, anche presa da sola. Ma per i cultori piu' sofisticati della materia “Ipocrisia dei Liberal'  c'e' dell'altro. Chiedendo scusa per quanto fatto, il produttore ha dato la colpa “ai demoni” dentro di se' che l'hanno spinto ad essere abusivo, violento, profittatore del suo potere. E poi ha sparato una chicca: “D'ora in poi mi impegno a dirottare questa mia carica rabbiosa contro la NRA, la national rifle association”. Capito? E come se dicesse ai sinistri come lui: Ok, ho sbagliato, ma sappiate perdonarmi presto. Perche' io mi curero' in rehab, e soprattutto state sicuri che saro' sempre al vostro fianco nelle battaglie che contano, e la guerra contro le armi e il secondo emendamento e' la piu' importante. Glauco Maggi

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