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New York rieleggerà un sindaco corrotto: gli scheletri nell'armadio di Bill De Blasio

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Martedi' prossimo, 7 novembre, Bill de Blasio sara' rieletto sindaco di New York. I sondaggi delle ultime settimane sono unanimi nel dare al Democratico una percentuale attorno al 60% di elettori che andranno alle urne, mentre i newyorkesi che pensano che si sia meritato un secondo quadriennio sono il 57% (secondo l'universita' Quinnipiac). I concorrenti si dividono l'opposizione popolare all'attuale amministrazione e non hanno speranze. La 36enne consigliera comunale repubblicana Nicole Malliotakis, padre greco e mamma cubana, non va oltre il 17%, mentre gli altri sono tutti sotto il 10%, con Bo Dietl indipendente e Sal Albanese Democratico dissidente attorno all'8%. Quattro anni fa de Blasio prese il 75% dei voti, pari a circa 750mila persone su quasi 9 milioni di residenti: in percentuale, la partecipazione al voto degli aventi diritto fu del 24%. Nelle primarie democratiche di settembre, che hanno confermato de Blasio candidato DEM, si sono presentati il 14% dei registrati Democratici, che in citta' sono sette volte tanti i registrati Repubblicani. Lo zoccolo duro del sindaco rosso sono gli iscritti ai sindacati del settore pubblico, i militanti del Partito dei Lavoratori (social-comunisti), gli afro-americani e gli ispanici dei gruppi organizzati di sinistra, gli studenti in eta' di voto, gli ambientalisti (anti-fracking), gli animalisti (che volevano bandire i cavalli a Central Park e sono stati beffati), e i liberal del movimento LGTB. E' una coalizione di militanti di sinistra che, da sola, assicura le poche centinaia di migliaia di voti sufficienti a vincere, in una citta' sostanzialmente disinteressata all'appuntamento. Del resto, dopo i 5 mandati di Rudy Giuliani (2) e Bloomberg (3) che avevano sistemato l'ordine pubblico e promosso la rinascita economica della citta', dal degrado fallimentare degli Anni 70 e dall'attacco alle Torri Gemelle del 2001, nemmeno gli attacchi di de Blasio alla polizia "razzista" sono riusciti a deteriore la qualita' della vita. Il fenomeno dei senzatetto e dei barboni per le strade e' tanto rilevante che lo stesso de Blasio lo ha ammesso. E la cronaca racconta che gli scippi e le rapine a Central Park stanno aumentando. Le statistiche dei crimini, comunque, non registrano peggioramenti e, anzi, il numero degli omicidi nel 2017 dovrebbe mantenere il trend verso il basso degli ultimi decenni: furono 2262 nel 1990, e saranno probabilmente 300, o meno, entro il prossimo 31 dicembre. Non c'e' dramma sociale, insomma, e il recente attacco dei terroristi a downtown ha semmai spinto la gente a stringersi attorno al sindaco, che ha prontamente tessuto le lodi della polizia nel fermare l'assassino. Quello stesso sindaco che disse, dopo essere stato eletto: "Ho consigliato a mio figlio Dante (mezzo nero per via della mamma) di stare attento quando incontra un poliziotto, perche' rischia". Piuttosto, la citta' ha un grave problema politico che consiste nell'assenza dell'opposizione: New York e' una citta' a governo monocolore, visto che dei 51 consiglieri municipali solo 3 sono repubblicani. I DEM controllano tutte le leve di potere, e anche gli eletti alle cariche giudiziarie locali sono del partito del sindaco, cosi' come i giudici federali nominati negli otto anni di Obama. Il rischio, che i prossimi 4 anni di de Blasio renderanno ancora piu' acuto, e' di avviare la Grande Mela verso il destino "marcio" di Detroit, Chicago, Baltimora, esempi di amministrazioni che sono state governate per decenni dai Democratici e i cui guasti, in termini di sicurezza e di bancarotta economica, sono eclatanti. Non e' questa una previsione campata per aria, perche' de Blasio e' stato "graziato" dai giudici mesi fa, che non lo hanno incriminato per corruzione anche se, oggi, l'assoluzione appare scandalosamente ingiustificata. La condotta di de Blasio da politico corrotto e' stata documentata nel corso del processo contro il capo della Union dei secondini di New York Norman Seabrook. Jona Rechnitz, 34 anni, immobiliarista, e' stato accusato -tra l'altro- di aver pagato un viaggio ai Caraibi e di aver regalato una borsa Ferragamo da 60mila dollari a Seabrook in cambio dell'investimento di 20 milioni del suo sindacato a un hedge fund vicino a Rechnitz. L'uomo d'affari, grande elettore di de Blasio, si e' dichiarato colpevole e ha vuotato il sacco: oltre che sui soldi dati al boss dei secondini, e ai viaggi e ai regali elargiti al vice-ispettore di polizia James Grant e al detective Milici, anche sui finanziamenti a de Blasio. Nel corso degli interrogatori, Rechnitz ha dettagliato il qui pro quo con il sindaco. L'elenco dei contributi versati e' rimarchevole: 9900 dollari alla campagna per diventare sindaco; 41mila dollari in contributi dati illegalmente attraverso "teste di legno"; 50mila dollari alla "Campagna per Una Sola New York" lanciata da de Blasio dopo la vittoria; 102.300 dollari chiesti da de Blasio per aiutarlo a far vincere ai Democratici la maggioranza del Senato statale. Cio' che Rechnitz ha avuto in cambio e' anche piu' impressionante, perche' e' la prova dello "scambio" esplicito: numero e email privata di de Blasio; un posto nel Comitato per l'inaugurazione; la linea diretta di Ross Offinger, l'uomo di de Blasio addetto alla raccolta di fondi; aiuto nell'abbassare il conto dell'acqua per un amico di Brooklyn da 650mila a 125mila dollari; informazioni riservate a un amico sviluppatore immobiliare che stava vendendo proprieta' sulla Ocean Parkway; aiuto nel sistemare una multa per un subaffitto illegale di Airbnb nel suo edifico su Madison Avenue. Lo "scambio" dei favori tra i due, documentati, parla da se', ma le parole della sua testimonianza sono anche meglio nel dare il contesto della relazione: "Mandavo al sindaco emails sul suo indirizzo privato. Parlavamo. Andavo ai suoi eventi. Mi invitava agli eventi e mi piazzava in posti a sedere molto buoni. Rispondeva alle mie chiamate.... Insomma, eravamo amici. Io ero focalizzato a fare soldi, ad avere il mio nome in bella vista, a diventare un big player in citta'". New York, a suo rischio e pericolo, fa spallucce su un sindaco cosi'. di Glauco Maggi

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