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Hillary Clinton fa la storia: peggiora nei sondaggi anche senza essere stata eletta

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Hillary Clinton, la ricordate? E' la “prima donna presidente” mancata, che 13 mesi fa fu battuta senza rispetto da un businessman milionario di New York, spaccone e incontinente coi suoi tweet e le sue gaffes. Bene, visto che l'impopolarita' di Trump, dopo il voto, e' aumentata presso il largo pubblico fino a inabissarlo al tasso di approvazione di oggi (la media di RCP lo pone al 38,5%, con il 56,7% di disapprovazione, con gli ultimi due sondaggi del 19 dicembre al 36% per Gallup e al 44% per Rasmussen), uno pensa al classico fenomeno del “rimorso del compratore” che porterebbe a dire, in questo caso, “mi pento di non aver scelto la Clinton”. Peraltro, e' quello che capita di solito al perdente nell'anno successivo: la sua popolarita' cresce. Nel luglio del 2014, 18 mesi dopo essere stato umiliato da Barack che si era riassicurato la rielezione nel novembre 2012, secondo un sondaggio della CNN Mitt Romney ebbe il 53% di ipotetici voti se si fosse tenuta una nuova consultazione in quei giorni, contro il 44% per Obama. Hillary, invece di “fare la storia” conquistando la Casa Bianca nel 2016, ha fatto un record imbarazzante: e' andata come i gamberi. Per Gallup di qualche giorno fa, ultimo sondaggio disponibile, solo il 36% degli interpellati ha detto di avere un giudizio positivo sulla ex First Lady, contro il 61% che la vedono sfavorevolmente (un distacco di 25 punti percentuali). Dal giugno 2017, quando era al 41% di approvazione, Hillary ha perso 5 punti. Che cosa ha combinato in questo periodo per piacere sempre di meno? Hillary, paradossalmente, sta pagando il baccano sulla Russiagate. Piu' passa il tempo, piu' si sgonfia la tesi dei DEM, affidata allo speciale procuratore Robet Mueller, secondo cui Trump avrebbe ha manovrato con Mosca per essere aiutato a vincere le elezioni del 2016. Invece, non solo non esce nulla di compromettente contro il presidente eletto, ma si moltiplicano, al contrario, le prove e i sospetti sugli intrallazzi tra FBI, ministero della Giustizia di Obama e campagna dei Democratici per assolvere la Hillary dai crimini commessi con il server e le email di quando era segretaria di stato. Quando e' il Congresso a scavare, e oggi le commissioni dei Servizi e della Giustizia sono in mano ai Repubblicani che controllano sia la Camera sia il Senato, il passato clintoniano e' smascherato per quello che e': una miniera di fatti, reali e sicuramente censurabili, probabilmente criminali, insabbiati per anni. In primavera, di Hillary si era parlato perche' aveva resuscitato il suo Comitato politico elettorale per tenere aperta la porta alla rivincita nel 2020. Ma all'attenzione della opinione pubblica, del GOP e della stampa, anche di quella liberal che vede come una sicura debacle una nuova corsa di Hillary, sono sempre di piu' gli episodi compromettenti. Per esempio, la vendita dell'uranio americano a Mosca, che la allora segretaria di Stato approvo', e i contestuali milioni arrivati nelle casse della Clinton Foundation (piu' la ‘mancia' da mezzo milioni di dollari pagata a Bill per un discorsetto tenuto ai dipendenti della banca moscovita che curava l'affare' dell'Uranium One per il governo russo). E a proposito di Bill Clinton sta crollando, in questa stagione degli Harvey Weinstein e degli Al Franken, anche il monumento DEM della moderna politica USA, braccato dalle brutte memorie delle sue vittime sessuali, dagli stupri dell'Arkansas alla Monica ‘consenziente' nella Casa Bianca: ora lo vede positivamente una minoranza di americani, il 45%, mentre una maggioranza del 52% lo boccia. di Glauco Maggi

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