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Giro di vite alle frontiere americane, ma a Trump non riesce ancora una cosa

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Giro di vite ‘soft' alle frontiere, anche se Trump non riesce a far passare in Congresso leggi piu' severe sull'immigrazione. Gli Stati Uniti hanno concesso meno permessi di ingresso nel paese nell'ultimo anno, e non solo dai paesi musulmani. La campagna a parole di Trump contro le immigrazioni di illegali dal Messico e dal Sud America, ma soprattutto le direttive interne date dal presidente al Dipartimento della Sicurezza Interna e al Dipartimento di Stato per filtrare con maggiore rigore gli arrivi dall'estero di soggetti in odore di terrorismo o con legami sospetti con la criminalita' si sta traducendo in una contrazione reale. Negli ultimi 12 mesi, secondo una analisi di Politico.com, gli USA hanno accordato il 13% di visti in meno rispetto all'anno fiscale 2016, anche se non e' chiaro se il calo sia dovuto per intero ad una stretta dei controlli dell'amministrazione o a una diminuzione delle domande, che peraltro potrebbe comunque essere provocata dal clima dissuasivo alimentato dalla retorica del presidente. Il Dipartimento di Stato fornisce solo i dati relativi ai visti concessi paese per paese e non i numeri delle procedure di richieste avanzate, quindi e' probabile che sia una combinazione dei fattori a produrre il fenomeno dei confini piu' sigillati. Se non ha ancora ottenuto i soldi dal Congresso per costruire il Muro fisico a sud, insomma, il presidente ha saputo stimolare le autorita' dell'immigrazione ad erigerne uno virtuale, intensificando le verifiche caso per caso e rendendo piu' articolato l'iter burocratico per ottenere il permesso, anche se per scopo turistico. Ora i funzionari possono chiedere informazioni anche sui “conti personali” aperti sui social network. Del resto, non e' un segreto che uno dei canali che ha piu' alimentato negli anni il flusso di residenti illegali e' quello delle persone che entrano come turisti e non rispettano poi l'obbligo di andarsene, al massimo 90 giorni dopo, trasformandosi in clandestini. Katie Waldman, portavoce del Dipartimento della Sicurezza nazionale, ha spiegato che gli USA hanno “nuovi criteri” di ammissione per soddisfare il bisogno di accertare le vere identita' delle persone e minimizzare i rischi minacciati da chi entra nel paese, per ovvi motivi di sicurezza: “E' un obbligo basilare e fondamentale di ogni governo”, ha detto Waldman. “Le misure adottate nell'ultimo anno hanno quel solo scopo e sono state un indubbio successo”. Politico.com ha comparato le statistiche mensili relative al 2017 con l'ultimo anno fiscale ‘pieno' di Obama, da fine settembre 2015 a fine settembre 2016: la media dei visti mensili concessi a livello mondiale sotto Obama nel suo ultimo anno fiscale erano stati 865.124, mentre i visti dati dagli USA dal marzo 2017 al febbraio 2018, sotto Trump, sono stati 754.479, con il calo del 13% citato sopra. Sotto Obama gli USA videro una crescita dei visti dati agli stranieri dai 5,8 milioni nell'anno fiscale 2009 al picco di 10,9 milioni nell'anno fiscale 2015. Individui dalle nazioni arabe e musulmane hanno visto cadute vistose nel numero dei permessi concessi, ma la stretta ha riguardato pure individui da Haiti e soprattutto dalla Cina, che ha avuto decine di migliaia di visti in meno. Anche il Venezuela, che Trump aveva inserito nell'ultimo ‘divieto' agli ingressi di stranieri insieme al Ciad e a una mezza dozzina di paesi islamici, e' tra le nazioni piu' ‘colpite': anche se la restrizione era mirata ad un certo numero di funzionari governativi con nome e cognome accusati di crimini finanziari, riciclaggio e spaccio di droga, la riduzione di visti concessi ha riguardato anche la popolazione normale che sta subendo la fame, la miseria e l'inflazione generate dal regime comunista di Maduro. Con tutta probabilita', il calo e' dovuto in questo caso all'esodo disordinato dei cittadini venezuelani che attraversano a centinaia ogni giorno la vicina frontiera con la Colombia o scappano in Cile, a Panama e in altri paesi del centro e del sud America. Non hanno il tempo e la possibilita' di avviare la pratica migratoria complessa richiesta dagli Stati Uniti, e rinunciano. Glauco Maggi

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