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Donald Trump e Barack Obama, il pesantissimo confronto tra politica e affari

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Donald Trump e Barack Obama hanno mille differenze, ma la piu' vistosa e' nel rapporto che hanno con i soldi. E che spiega i due destini. Trump e' dalla nascita un uomo impregnato di business, di affari, di dollari, di spirito da imprenditore. Uno che ha scritto il libro “L'arte di fare accordi” ed e' diventato presidente perche' la gente ha visto nella sua storia di miliardario la speranza che una volta alla Casa Bianca avrebbe fatto l'amministratore delegato del paese e l'avrebbe arricchito. Cosi', come era nel suo DNA, ha creato milioni di posti di lavoro, accelerando il trend della ripresa post recessione; ha aumentato i profitti delle imprese e i redditi netti dei dipendenti grazie alla riforma fiscale; ha fatto schizzare all'insu' la Borsa con un beneficio economico diretto per quel 50% di americani che possiedono azioni o direttamente o nei fondi pensione; ha stracciato i vecchi accordi commerciali con i partner esteri (Nafta con Messico e Canada e Trans-Pacific Partnership con 12 paesi del Pacifico) convinto di poter strappare condizioni piu' vantaggiose per l'America Corporation ridiscutendo i termini. E' quanto ha gia' ottenuto con Giappone e Corea del Sud, mentre con la Cina il confronto e' cronaca di questi giorni. Pare che le minacce di alcune settimane fa di imporre a Pechino tariffe USA su acciaio e alluminio, che avevano fatto gridare al protezionismo i NeverTrump e che avevano provocato la scontata rappresaglia dei cinesi, stiano facendo avanzare le trattative tra i due colossi. E' di ieri la notizia che i dazi reciproci sono stati sospesi, il che ha fatto bene a Wall Street, ma soprattutto che la delegazione del presidente Xi ha prospettato una riduzione delle tariffe oggi imposte a chi vuole esportare automobili in Cina. La discussione e' aperta e ovviamente i cinesi otterranno qualche contropartita dagli Stati Uniti. E' parte “dell'arte di fare accordi”. Ma il punto centrale di questo confronto tra i due successivi inquilini della Casa Bianca e' proprio questo: solo un presidente come Trump poteva essere focalizzato, senza riserve, sul business, usando gli affari non solo come fine, ma anche come mezzo. Con Pechino ha trattato le condizioni degli scambi commerciali e del disavanzo della bilancia commerciale legandole alle pressioni del presidente cinese sulla Nord Corea. E allo stesso dittatore Kim, come pure all'Iran quando ha abbandonato il patto nucleare obamiano giorni fa, Trump ha imposto sanzioni pesantissime, fiducioso nella forza degli incentivi economici pure sul tavolo della politica. Obama, all'opposto, e' un personaggio figlio della politica di sinistra. Estraneo, anzi ostile, alla cultura del valore dell'economia privata. Quando da neolaureato ebbe il primo – e ultimo - impiego in una ditta legale privata confesso' alla mamma di sentirsi dall'altra parte, un soldato prigioniero in territorio nemico. Poi ha fatto l' attivista di quartiere a Chicago, e in quelle condizioni operative non crei ricchezza, ma la distribuisci, al massimo. E durante la campagna presidenziale contro Mitt Romney fu chiarissimo nel suo tifo pro Grande Governo: “Se avete un'azienda, non l'avete costruita voi", disse agli imprenditori nel suo manifesto antibusiness, “ma lo Stato che fa le strade e paga i maestri”. Alla Casa Bianca, infine, si voto' alla politica del “tassa e spandi”, rendendo pubblico il settore della salute con Obamacare e facendo passare in congresso un superstimolo da quasi 1 trilione (mille miliardi), speso in stipendi per il personale pubblico e per finanziare imprese “verdi” che fallirono miseramente (vedi Solyndra). Con Obama, il debito e' raddoppiato da 10 a quasi 20 trilioni di dollari, mentre nei suoi 8 anni il PIL non e' mai andato oltre il 2,5% (un risultato deludente e mai successo prima, perche' il paese nel 2009 e' uscito dalla recessione e non si era mai visto un rimbalzo cosi' scialbo dopo una crisi profonda come fu quella del 2007-2008). Ora, privato cittadino ma con la fama globale di ex presidente, Obama ha finalmente scoperto le virtu' del settore privato. Netflix, un network del cinema e della TV,  ha offerto alla coppia Barack & Michelle un supercontratto pluriennale. I due saranno registi, produttori, ideatori, e forse anche protagonisti, di film e di serie televisive in cui, senza ridere, hanno detto che vogliono “far crescere l'empatia e la comprensione tra le persone”. Non il conto in banca. Non bastando i contratti milionari gia' firmati un anno fa per scrivere libri per la casa editrice Penguin Random House, le due future stelle di Hollywood hanno fondato la societa' “Higher Ground Productions” (“Produzioni di un livello piu' alto”). Ti pareva che anche nella scelta del nome della Corporation non rimarcassero che loro due, appunto, non sono di ‘normale livello', ma ovviamente piu' su, dove sempre i liberal sono convinti di essere. “Una delle semplici gioie del nostro tempo nel pubblico servizio (“semplici” e “pubblico” sono le parole chiave che mostrano la superiorita' etica del duo NDR) e' stato di incontrare tante persone affascinanti da tutte le possibili storie della vita e di aiutarle a condividere le loro esperienze ad una audience piu' larga”, hanno spiegato il progetto gli Obama in un comunicato. Naturalmente, gelosi della privacy, non hanno divulgato i termini economici dell'accordo. Si sa pero' che Netflix ha assunto in febbraio il produttore Ryan Murphy da 21 Century Fox con un contratto stimato attorno ai 300 milioni. E bravi gli Obama! Vuoi vedere che in pochi anni, con le “Produzioni di un livello piu' alto” (ma questa azienda l'avranno creata loro?), diventeranno piu' ricchi della “ditta Clinton”? Glauco Maggi

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