Cerca
Logo
Cerca
+

Pete Buttigieg, la sorpresa (sempre meno sorpresa) nei sondaggi Dem

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

Vai al blog
Esplora:
  • a
  • a
  • a

Primo Bernie Sanders, secondo Joe Biden, terzo Pete Buttigieg. Siamo entrati nella fase dei sondaggi che allineano ai blocchi di partenza i candidati DEM scesi in campo ufficialmente (nel caso di Biden, l'annuncio e' atteso per giovedi' 25 aprile con un video), e la sorpresa sempre meno sorpresa e' Buttigieg, il sindaco della quarta citta' dell'Indiana, lo stato del Midwest dove era governatore Mike Pence prima di fare il salto alla Casa Bianca. Avevamo presentato la novita' Buttigieg in un articolo del 3 aprile (qui l'articolo), quando era ancora pressoche' sconosciuto al pubblico nazionale, perche' nel sondaggio Emerson aveva mostrato un risultato a due cifre (11%) che suonava gia' eccezionale. Ora, nel sondaggio della Universita' del New Hampshire tra gli elettori DEM dello Stato del New England, ha fatto un ulteriore balzo di 4 punti (15%) e si e' portato a soli 3 punti da Biden, secondo con il 18%. Il primo e' Bernie Sanders, con il 30%.  Il New Hampshire e' importante perche' e' il primo Stato a tenere le primarie (dopo il caucus in Iowa) e il suo verdetto, anche se ovviamente non decisivo per definire chi fara' lo sprint conclusivo, lo e' quasi sempre per spegnere le speranze dei tanti candidati che finiscono nelle retrovie, sotto l'1 o il 2 per cento. Quest'anno la lista degli aspiranti Democratici e' particolarmente ricca, con una ventina di nomi piu' o meno celebri, e la dispersione inevitabile produrra' perdenti iniziali dal recupero difficilissimo: i senatori sono per ora oltre una mezza dozzina, e proprio una di loro, Elizabeth Warren, e' forse a rischio di diventare il primo flop di un certo peso. Infatti, per essendo stata rieletta senatrice nel 2016 nel vicino Massachusetts, gli elettori del New Hampshire che la conoscono bene le hanno dato soltanto il 5% di preferenze, un terzo del sindaco gay dell'Indiana. La Warren e' risultata solo quarta, malgrado il suo nome sia tra i piu' conosciuti in America, essendo in Congresso dal 2013. Era la bandiera e la favorita per i liberal della sinistra DEM nel 2016, che la preferivano alla Clinton, ma decise di non correre convinta che Hillary fosse la predestinata “prima donna”. Ora ha esasperato la sua linea a sinistra, promettendo di condonare tutti i debiti scolastici, di espropriare gli azionisti delle grandi aziende imponendo il 40% di posti in consiglio di amministrazione ai sindacati, di aderire al New Green Deal di Alexandria Ocasio Cortez. Ha anche spronato i deputati DEM alla Camera ad avviare la procedura di impeachment per Trump, contro la piu' prudente Nancy Pelosi, la Speaker, che sa che una simile mossa sarebbe un regalo al presidente. Il problema della senatrice che millanto' falsamente di essere una native american per essere assunta ad Harvard e' che, stavolta, non ha di fronte una “moderata” com'era Hillary, ma un concorrente socialista di nome e di fatto, Sanders, che e' il preferito tra i giovani DEM dai 18 ai 29 anni a livello nazionale, davanti a Biden. Nel partito che si tinge di rosso ogni giorno di piu', insomma, l'essere donna non conta piu' un granche'. Hillary ha perso il treno, e la “diversity” come valore politico non si ferma piu' al genere. Nel lotto ci sono, oltre a un drappello di donne, bianche e nere, che sfidano la Warren “pellerossa”, anche svariati afro-americani e ispanici, e un asiatico. E poi c'e' Pete Buttigieg, 37 anni, sposato con un maestro di scuola, una faccia veramente nuova di cui nessuno conosce ancora, peraltro, i dettagli del suo programma economico o di politica estera. Ha detto pero' che vuole aumentare il numero dei giudici della Corte Suprema e introdurre il Collegio Elettorale nazionale, riforme istituzionali impossibili che sono due specchi per le allodole liberal. Certo, intriga l'eventualita' che dopo 45 presidenti maschi, a entrare alla Casa Bianca possa non essere una “prima donna”, ma il “primo omosessuale”. di Glauco Maggi

Dai blog