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Donald Trump, tutta la verità sul suo rapporto col mondo omosessuale

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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Venerdi' scorso, il presidente Trump ha celebrato il Mese dell'Orgoglio LGBT (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali). Che fosse amico dei gay, Trump non aveva avuto alcun problema a farlo vedere ben prima di diventare presidente. E anche dopo, per la verita': la nomina di Richard Grenell, gay dichiarato, ad ambasciatore a Berlino, la sede piu' importante d'Europa, ne e' la prova. Adesso ha compiuto il passo ufficiale, dalla Casa Bianca, dell'apprezzamento per il movimento degli omosessuali, diventando il primo presidente repubblicano a farlo. Cosi' ha rotto un ennesimo tabu' nelle schiere, e nell'atteggiamento culturale, dei conservatori. Con cio', Donald ha oggettivamente, con un atto formale e pubblico, neutralizzato un attacco ricorrente mossogli dai suoi critici, secondo i quali sarebbe “omofobo”. Questa pero' e' una pia speranza. Sappiamo che i fatti, l'oggettivita', se non fanno loro comodo, non sono mai accettati dalla sinistra, abbarbicata agli slogan ad effetto che puntano a cementare nell'opinione pubblica ammaestrata dai media, attorno al partito Democratico, tutte le possibili ‘identita', o ‘diversita' . Addirittura, i DEM ne hanno fatto una ‘filosofia', il cosiddetto ”intersezionalismo”: i neri, gli ispanici, gli islamici, gli ambientalisti, gli immigrati regolari o meno, le donne, i pro aborto, gli animalisti e, appunto, gli aderenti al movimento LGBT , secondo questa visione da basso interesse politico, dovrebbero tutti affidarsi a occhi chiusi alla direzione politica del partito Democratico. E votare di conseguenza. Che Trump, con la sua politica economica, abbia abbassato il record storico della disoccupazione per gli afro-americani, per i latinos, per le donne e per i non laureati (una volta questi ultimi non erano la ‘classe operaia' chiara alla sisnistra?) non significa nulla per gli “illuminati a prescindere”. Che, distruggendo l'ISIS, abbia salvato migliaia di vite di musulmani civili in Siria e Iraq, le prime vittime dell'estremismo terroristico, non ha reso Trump meno “islamofobo”. Trump e' a favore della vita, e' vero, e raccoglie consensi enormi nel mondo religioso contrario all'aborto, che oggi i DEM vogliono esteso al non mese, parto in atto compreso. D'altra parte, il presidente (che ha divorziato due volte) e' molto piu' ‘moderno' dell'Obama che scopri' la virtu' delle nozze omosessuali solo dopo essere stato eletto presidente nel 2008, e soprattutto dopo che i sondaggi sul favore crescente nel paese per i matrimoni tra persone dello stesso sesso lo aiutarono “ad evolvere la sua posizione” (sono sue parole). Rieletto, Barack e' poi salito confortevolmente sul carro dei gay, dove Trump era gia' naturalmente accomodato, senza calcoli politici, da decenni. Donald e' infatti piu' aperto verso gli omosessuali di quanto non lo fosse Bill Clinton negli anni Novanta, quando quest'ultimo, da presidente, firmo' la legge “non dire e non chiedere” a proposito dei gay che volevano entrare nell'esercito. Per farlo potevano nascondere la loro ‘identita' sessuale', mentre agli ufficiali reclutatori era imposto di non informarsi. Avevo riportato questo fatto in un articolo su Libero online anni fa, dedicato ai trascorsi di Trump amico dei gay prima che fosse eletto. Eccone altri. Nel libro sulla vita sociale di Palm Beach, “Madness Under the Royal Palms”, l'autore Laurence Leamer ha scritto, a fine Anni Ottanta, che Trump era accreditato come il primo proprietario di un club privato golfistico ad ospitare una coppia gay. Quando apri' in Florida l'oggi famosissimo Mar-a-Lago agli omosessuali, lo fece anche per sdegno contro le discriminazioni in atto negli altri club verso gli ebrei e gli afro-americani. “E' una delle cose migliori che ha fatto nella sua vita. Ha realmente cambiato la natura di Palm Beach”, ricorda Laurence Leamer. Rand Hoch, attivista gay che aveva fondato nel 1988 il Consiglio dei Diritti Umani della Contea di Palm Beach ha ricordato di aver portato suoi partner gay nel Club di Trump in varie occasioni. A Trump piaceva fare l'intrattenitore cortese all'arrivo degli ospiti e “ci trattava come tutte le altre coppie”, dice Hoch. Abe Wallach, executive alla Trump Organization negli Anni 90, ricorda quale fosse l'atteggiamento del suo boss: “Il suo principio era: sei in gamba a fare il lavoro per il quale ti ho assunto? Se si', niente altro contava”. Wallach e il suo partner gay volavano con Donald nel suo jet privato nei fine settimana ad Atlantic City o in Florida. “Lo trovavo sempre molto amichevole anche verso il mio compagno”, dice ancora oggi di quelle giornate nei suoi casino'. La Fondazione di Trump e' sempre stata generosa verso cause care ai gay, dando contributi fin dagli Anni ‘80 all'AIDS Service Center e alla Elton Jones AIDS Foundation. Nel 1987, Donald diede 25mila dollari (di allora) alla Gay Men's Health Crisis, una parte dei profitti generati dal circuito di pattinaggio Memorial Rink in Central Park che lui stesso aveva ristrutturato. Nel 1992, nel suo casino' Taj Mahal Trump ospito' un evento che raccolse 60mila dollari per la ricerca sull'Aids. A proposito di Elton Jones, va aggiunto che Trump non diede solo soldi per la fondazione anti AIDS, ma che e' anche suo amico stretto. Quando il cantante inglese, nel 2005, celebro' le nozze civili con il partner di una vita David Furnish, Donald, che li conosceva da anni, scrisse sul proprio blog queste parole di soddisfazione ed eccitazione: “Io li conosco entrambi, e vanno d'accordo meravigliosamente. E' un matrimonio che e' destinato a funzionare. Sono molto felice per loro. Se due persone si piacciono si piacciono”. “Sara' il nominato presidente piu' amico dei gay della storia”, aveva previsto nel 2016 Gregory Angelo, presidente della Log Cabin Republicans, un gruppo di sostegno dei diritti dei gay affiliato al GOP. Gia', perche' i gay repubblicani sono sempre esistiti (la figlia di Dick Cheney, per esempio), anche se la loro vita non e' mai stata facile, nella societa' e soprattutto nel partito repubblicano pre Trump, che era sicuramente ultra tradizionalista sull'omosessualita'. Del resto, abbiamo visto che lo erano anche i Democratici che volevano essere eletti, compreso Obama. di Glauco Maggi

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