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Il mistero: perché i democratici "lasciano" la bandiera americana a Donald Trump?

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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E' un mistero perche' i Democratici abbiano deciso di lasciare nelle mani di Donald Trump la bandiera americana, con tutto il suo simbolismo patriottico, ma questo e' proprio cio' che sta succedendo. In chiave elettorale, passare per freddi, o addirittura ostili, nei confronti della tradizione USA, e' puro masochismo politico. Eppure, come interpretare lo scivolone della Nike, l'azienda di abbigliamento sportivo, di non mettere all'ultimo momento sul mercato la linea di scarpe, gia' realizzata, che aveva sul tallone la figurina della prima bandiera americana, quella della rivoluzione contro gli inglesi? La Nike, avendo scelto come testimonial Colin Kaepernick dopo che il giocatore di calcio USA era diventato celebre per aver inventato la protesta dell'inginocchiamento dispregiativo dell'inno e dell'alzabandiera prima delle partite, si identifica con il radicalismo protestatario, che e' sempre piu' l'anima dell'ideologia anti-americana della sinistra DEM. All'inizio, Kaepernick, e i suoi seguaci anche in altri sport, dicevano di protestare contro la brutalita' della polizia razzista che, a loro dire, ha commesso recentemente tanti assalti ingiustificati contro i neri. Ora pero' la ricorrenza solenne del 4 luglio, Giorno dell'Indipendenza, ha svelato che la campagna di “Black Lives Matter” non era stata che un debutto: nel mirino, dietro i dipartimenti di polizia, c'era l'America stessa, alle sue radici. Il vessillo antico era stato opera della patriota Betsy Ross, che su ordine del generale George Washington aveva prodotto la prima bandiera dell'Unione, con le strisce e 13 stelle corrispondenti ai primi 13 Stati. La Nike voleva sfruttare lo spirito patriottico nella settimana del 4 luglio e aveva avuto la (brillante e creativa) idea di produrre “la scarpa di Betsy”. E' a questo punto che e' intervenuto il testimonial Kaepernick, che ha detto che le 13 stelle erano il simbolo dell'America razzista di allora, in cui i rivoluzionari anti-inglesi erano bianchi e possedevano gli schiavi, a partire da Washington e da Thomas Jefferson. Tanto e' bastato. La Nike, coda fra le gambe, ha ritirato l'intera linea, e la corrente ultrasinistra dei DEM plaudenti ha fatto un altro passo verso la degenerazione nella lettura storica del passato. Sembrava che la “decapitazione” morale e fisica di Cristoforo Colombo, memoria e statue, fosse il punto piu' basso raggiungibile, ma era una illusione. Questo approccio iconoclasta alla Kaepernick corrompe il modo di giudicare il passato, e impedisce di distinguere i valori evolutivi, di reale progresso umano, racchiusi nella (ovviamente) travagliatissima lunga vita della nazione americana: dalla Rivoluzione alla Costituzione alla Guerra Civile, e fino ai giorni nostri. L'effetto della corruzione e' nel declinante patriottismo, sentimento collante di ogni comunita' nazionale che crede in se stessa. E il sentirsi fieri di essere parte degli Stati Uniti, politicamente, e' ancora un fattore centrale e ampiamente maggioritario. I Democratici, che si chiamano fuori, regalano cosi' un jolly insperato a Trump, come evidenzia il sondaggio Gallup rilasciato nella settimana della Festa dell'Indipendenza americana: il 70% di statunitensi adulti dicono di essere orgogliosi del loro Paese, ma soltanto il 45% si sentono “estremamente orgogliosi”. E, partito per partito, emerge la significativa differenza. Il calo di patriottismo e' guidato per lo piu' dai Democratici. Tra chi si identifica come DEM, solo il 22% dice di essere “estremamente orgoglioso”. A riprova, i “sottogruppi che tipicamente si identificano come Democratici – le donne, i liberal, i giovani adulti – hanno pure loro espresso inferiori livelli di patriottismo”, dice il sondaggio. Sarebbe stato Trump, con la sua elezione, a ridurre l' “orgoglio americano” dei suoi avversari piu' accaniti, ma se questo e' vero il presidente non puo' che gioire del “vantaggio” che lui stesso ha generato. La quota di DEM che hanno espresso il loro patriottismo e' caduta dal 43% nel 2017, al 32% nel 2018 e al 22% attuale. I Repubblicani, da parte loro, continuano a esprimere livelli record di orgoglio nazionale: gli “estremamente fieri” di essere americani sono il 76%, solo 10 punti meno del massimo storico che si ebbe del 2003, anno della guerra di George Bush in Iraq dopo l'11 settembre 2001. Durante la presidenza Bush, l'estremo orgoglio nell'America tra i Democratici non scese mai sotto il 46%, mentre sotto Obama, per fare un paragone, i Repubblicani “estremamente orgogliosi “ non sono mai stati meno del 68%. Quando la Casa Bianca e' nelle mani di un Democratico, insomma, i Repubblicani non dimenticano che gli USA restano la loro Patria. E cio' vale tanto di piu' per i moderati, i centristi, e gli indipendenti. Assistere alla trasformazione di larga parte del partito Democratico in una forza politica che disprezza la prima bandiera della rivoluzione americana non aiutera' di sicuro il nominato anti Trump. Nessuno dei candidati DEM, per ora, e' intervenuto pubblicamente per criticare Kaepernick e la Nike, mentre, all'opposto, Trump, il capo dei senatori del GOP Mitch McConnell e tanti altri parlamentari repubblicani hanno sventolato la bandiera di Betsy. di Glauco Maggi

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