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E' ufficiale, Michael Bloomberg si candida per la Casa Bianca: così sfiderà Donald Trump

Glauco Maggi
Glauco Maggi

Giornalista a NYC per Libero, autore di Figli&Soldi (2008), Obama Dimezzato (2011), Guadagnare con la crisi (2013), Trump Uno di Noi (2016). Politica ed economia. Autori preferiti: Hayek, M.Friedman, T.Sowell

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“Corro da presidente per battere Donald Trump e ricostruire l'America”. L'annuncio piu' scontato del mese, la discesa in campo di Michael Bloomberg, e' arrivato oggi, con un comunicato che e' anche un programma politico. Domenica 24 novembre, cosi', potrebbe entrare nella storia di New York City a fianco del 16 giugno 2015, quando un altro miliardario della Grande Mela, Trump, scese dalla celebre scala mobile della sua Trump Tower e sfido' il mondo. E vinse. Certo, per succedere al repubblicano Donald nella galleria dei presidenti, l'ex sindaco del dopo 11 settembre 2001, Michael, ora diventato democratico, dovra' vincere pure lui: prima le primarie e poi la sfida del novembre 2020.  Se sembra impossibile, bisogna leggere le cronache di quel giugno 2015. Anche allora l'impresa era disperata, almeno a dar retta ai giornalisti e ai commentatori che, anzi, erano addirittura irridenti, oltre che super-scettici, sul futuro politico di Trump. Anche allora c'erano quasi una ventina di stelle del firmamento repubblicano candidate alla nomination per opporsi alla “inevitabile” Hillary, come oggi sono piu' di 20 i democratici Doc, tra senatori e sindaci e persino un ex vicepresidente, ad ambire al ruolo di anti Trump.  Altra somiglianza: Trump promise di autofinanziarsi la campagna con i propri soldi, e Bloomberg fara' lo stesso. E per lui e' anche molto piu' facile. Secondo la rivista Forbes, il padrone del gruppo Bloomberg (finanza, editoria) nel 2018 e' stato ‘valutato' oltre 50 miliardi e l'undicesima persona piu' ricca  al mondo. Trump nel 2018 e' solo al 259esimo posto con i suoi 3 miliardi, ed e' il terzo anno consecutivo in cui e' sceso in classifica e in ricchezza, visto che era al 121esimo posto nel 2015 con 4,5 miliardi. (Come non pensare ai due ultimi presidenti di sinistra, Bill Clinton e Barack Obama, che hanno usato gli anni alla Casa Bianca come trampolino per entrare nel club dell'1%, che tanto disprezzano?).  Certo, i toni dei due ricconi di New York non possono essere piu' distanti. Trump (70 anni quando vinse nel 2016)  si fece conoscere, e compatire dai media snob, perche' promise il muro contro i “messicani spacciatori e stupratori”. Bloomberg, con il video del suo esordio di oggi, ha emesso un comunicato da educanda in politica. “Credo che il mio bagaglio di esperienze nel business, nel governo, e nella filantropia mi consentira' di vincere e di guidare (il paese). Non possiamo permetterci altri quattro anni di azioni sconsiderate e amorali del presidente Trump”, ha proclamato. “Trump rappresenta una minaccia esistenziale al nostro paese e ai nostri valori. Se vince un altro mandato, non potremo mai recuperare dal danno”. Bloomberg ha deciso di correre, dopo che si era ritirato il 5 marzo scorso, “perche' e' sempre piu' preoccupato che l'attuale formazione di candidati DEM non sia ben posizionata per battere Trump”, ha spiegato il suo braccio destro, Howard Wolfson. Il combinato disposto dello slittamento lento ma inesorabile di Biden, che era il centrista in cui sperava Mike, e l'ascesa nei sondaggi dei due radical-socialisti Bernie Sanders e Elizabeth Warren, anticapitalisti impresentabili per il moderato Mike, uomo di Wall Street, lo hanno convinto al passo. A 77 anni sa che e' comunque l'ultimo treno su cui accomodare l'insaziabile egomania, altro tratto che condivide con Trump. Che speranze puo' avere di farcela Bloomberg, con tutti quei miliardi e quello spirito imprenditoriale in un partito della redistribuzione che ignora la crescita economica e sventola la bandiera della ineguaglianza come “il” problema? La parola va ai Democratici che parteciperanno alla primarie dal prossimo febbraio. Da lunedi', per parlare all'America, Bloomberg usera' tv e social network. Ha intenzione di spendere non meno di 150 milioni, di cui 100 su Internet per attaccare Donald, 20 milioni per organizzare la registrazione al voto tra le minoranze etniche e 30 milioni in spot televisivi per lanciare la sua immagine e le sue politiche: il global warming e le armi sono da tempo suoi cavalli di battaglia, come la difesa dell'aborto, e sono popolari tra i DEM. I soldi e la ricchezza sono invece un problema. Ai DEM piace avere personalmente i primi (persino Sanders e' un milionario grazie ai libri scritti), ma devono biasimare la seconda per sentirsi eticamente migliori. Mike ha provato a dire che “aumentero' le tasse ai ricchi come me”, ma Bernie non si e' commosso: “Sono disgustato dall'idea che Bloomberg o qualsiasi altro milionario (ce ne sono gia' altri due imprenditori tra i DEM candidati, Andrew Yang e Tom Steyer NDR) pensi di poter aggirare il processo politico”, ha twittato, ”e spendere decine di milioni di dollari per comprare le elezioni”. Un fatto e' certo: le primarie DEM saranno all'insegna della lotta di classe. di Glauco Maggi 

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