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L'editore mecenate che riscopre la bellezza del suo Veneto

Da oltre trent'anni il vicentino Gilberto Padovan produce libri, stampe, vedute, riproposizioni bibliografiche di grande interesse storico, estetico e culturale

PAOLO BIANCHI
PAOLO BIANCHI

Paolo Bianchi è nato a Biella nel 1964. Ha pubblicato "Avere trent'anni e vivere con la mamma" (Bietti, 1997), "Uomini addosso" (ES, 1999), "Il mio principe azzurro" (ES, 2001, con Igor Sibaldi), "La repubblica delle marchette" (Stampa alternativa 2004, con Sabrina Giannini), "La cura dei sogni" (Salani, 2006), "Per sempre vostro" (Salani, 2009), "Inchiostro antipatico. Manuale di dissuasione dalla scrittura creativa (Bietti, 2012). Ha scritto per riviste e quotidiani, fra questi ultimi "Il Foglio". "Il Giornale" e, dal marzo 2010, "Libero". Lavora anche come traduttore letterario.

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Gilberto Padovan con le stampe da Arcimboldo alla Biblioteca Ambrosiana Foto: Gilberto Padovan con le stampe da Arcimboldo alla Biblioteca Ambrosiana
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Di editori ne ho conosciuti tanti, ma pazzi e spericolati come il vicentino Gilberto Padovan pochi, pochissimi. Lui è anzi forse un caso più unico che raro. Intanto ha la fortuna di vivere in una città d'arte e di bellezza che offre da decenni spunti continui alla sua ricerca della qualità  tipografica e  editoriale.  Fra le centinaia di iniziative delle quali è stato motore e anima, confesso di preferire la serie di innumerevoli stampe di vedute dedicate a diverse città del Veneto. In un tempo di fotografia digitale e di tecnologie avvezze alla ripetitività, Padovan si è dedicato alla costruzione di capolavori, come i disegni a matita di Guido Albanello. Decine, centinaia di vedute a volo d'uccello, che permettono allo spettatore di rendersi conto di una realtà a cui magari non ha mai potuto far caso, considerati gli ostacoli visuali e le brutture del tempo di oggi.  Paesaggio, urbanistica, architettura. L'ultima impresa, poi, è spettacolare: questa di Venezia è la più importante e dilatata veduta della città che sia mai stata eseguita. Oltre 11 metri di lunghezza, quasi quattro volte le dimensioni della Venetie MD che Jacopo de' Barbari realizza proprio nell'anno d'avvio del XVI secolo e che da allora è stata considerata, come il maggiore capolavoro della cartografia veneziana. Fino a ora. I sette fogli di Albanello si impongono anzitutto per la qualità finissima del segno ma anche per l'originalità dell'inquadratura, in cui si fondono la veduta a volo d'uccello e una più moderna concezione “panoramica”, che si svolge per 360°: solo in questo modo è stato possibile mostrare, con la città, anche la laguna circostante, fornendo così la soluzione a un problema di vedutismo della città di San Marco. Ma veniamo a un'altra follia in salsa estetica del nostro irrefrenabile editore. Una delle ultime in ordine di apparizione. Sei mesi fa alla Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano è stata presentata una versione contemporanea delle “Quattro Stagioni” di Giuseppe Arcimboldo (1527-1593). L'opera d'arte originale è al Museo del Louvre. Ma qui  è stata reinterpretata in maniera magistrale, a mano libera con il pennino a china, sempre da Guido Albanello sotto la regia del suo mecenate Gilberto Padovan. L'editore ha donato una copia della collezione a tutte le Biblioteche Civiche di Milano e provincia. La perfezione calligrafica dei disegni è resa ancor più mirabile dalla tecnica precisa, persino maniacale, dell'artista vicentino. Dove il pennello del pittore milanese non è arrivato, sembra essere giunto, infatti, il suo finissimo pennino a china. Rotonde e vive, le figure di Albanello si staccano dallo sfondo grazie alla profondità del “nero” (a sua volta sfumato in mille gradazioni) e alla leggerezza del “bianco”, a tratti più vivido, a tratti più morbido, aprendosi in quell'infinita gamma di “grigi” che traducono nel linguaggio della china i rossi, i verdi, i gialli, i bruni del pittore milanese.  Che cosa scegliere fra tanta produzione? Le vedute dei panorami storici delle città venete Belluno, Padova, Rovigo, Treviso, Venezia, Verona e Vicenza sono un altro colpo d'ala ambizioso di Padovan. Del resto la sua attenzione per il bello e lo storicamente rilevante non ha limiti di epoca né di ambito territoriale, avendo spaziato, dal tardo bizantino al Rinascimento, all'Ottocento e oltre, e prendendo in considerazione le più diverse realtà territoriali venete (e non solo) . Ma gli interessati e i curiosi troveranno pane per il loro denti nel sito www.gilbertopadovaneditore.it, una cornucopia di esempi di quanto si possa realizzare con la passione unita alla capacità di ricerca storica e bibliografica.Padovan svetta nel suo campo come un editore umanista autentico e controcorrente, attentissimo al passato, perché i segni lasciati ora dal suo lavoro si proiettino indelebilmente nel futuro.

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