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A Palermo hanno perso in due

Le primarie che azzoppano Bersani e Alfano

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Per quanto deformato e alchemico, Palermo è uno specchio della politica italiana, e la fotografia sicula che esce del bipolarismo è sfocata ma impietosa. A Fabrizio Ferrandelli, ultimo di una legione sterminata di fuoriusciti dall'Idv, spetta il compito di dare l'ennesimo devastante dispiacere a Pier Luigi Bersani, che adesso rischia davvero grosso. Ma alle primarie del capoluogo che hanno visto (riconteggi molto berlusconiani permettendo) sconfitta Rita Borsellino - sostenuta dal segretario -, c'è un altro che, fatte le debite proporzioni, deve preoccuparsi: ed è Angelino Alfano. Il primo dato infatti è, con un paradosso tutto siciliano, che un ex dipietrista (Ferrandelli era capogruppo Idv) fa ulteriormente scolorire la foto di Vasto (cioè il patto Pd-Sel-Idv), sconfessando platealmente la linea di Bersani e dando una grande mano ai contestatori interni, Veltroni su tutti. L'altro però è che a far vincere Ferrandelli, nel teatro palermitano, è stato Raffaele Lombardo, regista neppure troppo discreto di un accordo tra Pd e Terzo Polo del quale può essere agevole garante. E non ci vuole molto a immaginare che Alfano, nella sua Sicilia, avrà guai seri a digerire un accordo tra Casini e la sinistra, visto che il suo principale obiettivo politico ruota attorno alla famosa ricomposizione dei moderati. Palermo è un calderone dove tutto può cambiare (ad esempio, se Leoluca Orlando si candidasse da solo per vendicare la Borsellino lo scenario muterebbe subito), ma da stanotte i "pasti" di Alfano cui ha accennato Berlusconi sabato sono un po' più indigesti.

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