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Sul lavoro Monti sconfessa Draghi

Il governo tradisce il mandato della Bce

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La riforma del lavoro è al momento scritta sull'acqua, perché non si conoscono altro che cifre e principi snocciolati da Monti e Fornero, ma non c'è un testo da compulsare. A caldo, e al netto del fatto che il vettore legislativo (delega o decreto) sarà la vera discriminante dell'efficacia, emerge una certezza: aumenterà il costo del lavoro. Da quel che si è capito, il governo intende compensare le maggiori rigidità in entrata (basta stage gratis dopo l'università, più oneri per i contratti a tempo, articolo 18 esteso anche sotto i 15 dipendenti) con una maggior libertà in uscita (il no al reintegro per i licenziamenti per motivi economici, se realizzato, è una svolta epocale, e andrà studiato l'impatto sugli statali). Ma questa libertà si paga: ammortizzatori e indennizzi sono a carico delle aziende, a cominciare da un aumento dei contributi stimato oltre l'1%. Di questi tempi una mazzata, anche se - a differenza di Imu, Iva, Irap e balzelli vari inseriti nella delega fiscale - l'impresa avrebbe qualcosa in cambio in termini di maggior flessibilità nei licenziamenti. Le risorse per gli ammortizzatori, insomma, vengono prese ancora da nuove entrate, mai da tagli di spesa. Se dal punto di vista politico gli strappi nei confronti della Cgil rappresenteranno nelle prossime ore un autentico dramma politico per il Pd, la certezza sull'aumento ulteriore del costo del lavoro resta l'unica disponibile per quanto riguarda l'effetto economico. E, oltre a non essere esattamente un incentivo per salari e potere d'acquisto del lavoro dipendente, non pare in linea con la famosa lettera della Bce che pure di fatto è il mandato dell'esecutivo Monti. La quale (qui il testo come riportato dal sito del Sole 24 Ore dello scorso settembre), al punto 2, lettera C, recitava: "Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi". Comunque la si pensi, dire che che il progetto Monti faciliti la "riallocazione delle risorse verso le aziende" pare difficile.

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