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La Lega ha bisogno dei giudici

C'è voluta un'inchiesta per un ricambio vero

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La tremenda fine politica di Umberto Bossi, passato nello spazio di pochi mesi da dominus del governo, in grado di sterzare o bloccare qualunque decisione politica, a presidente federale di un movimento allo sbando, ha un coté tremendo, unito alla perfetta ricorrenza del ventennale del trionfo del '92, quando - proprio il 5 e 6 aprile - la Lega portò a casa 3 milioni di voti, 55 deputati e 25 senatori: ancora una volta, la molla è giudiziaria. Eppure la tripla inchiesta sul tesoriere Belsito (nella foto, ad Alassio con l'ex segretario) non ha fatto altro che catalizzare un processo i cui snodi erano sul tavolo come minimo da oltre un anno. Il cerchio di fedelissimi attorno al grande capo impossibilitato a una leadership continua ed efficace, l'impossibilità di una contendibilità lineare della guida del movimento, la battaglia sotterranea in assenza quasi totale di un credibile progetto che non fosse di puro veto, la rinuncia per sfaldamento ai temi storici proprio nel momento in cui la contingenza economica e politica li rendeva al contempo azzeccatissimi e sputtanati: tutte dinamiche percepibili anche a un occhio distratto da mesi e mesi, scritte sui giornali e negate con violenza zdanoviana e autolesionista. Eppure c'è voluto Woodcock, ci sono volute le pagine dei giornali con le intercettazioni, c'è voluta "The family", c'è voluto l'indagato con gli sputtanati, il coinvolgimento personale del leader e dei congiunti, per arrivare al clamoroso passo indietro e ora, forse, all'unica strada possibile: una ricomposizione del centrodestra da Casini a Maroni che - immaginando ancora un contesto bipolarista tutto da dimostrare di qui a un anno - metta i due schieramenti ("moderati" e "progressisti", diciamo) alla pari e il Terzo Polo alla finestra dei due vecchi forni. Ma intanto proprio un pezzo di quel centrodestra che ha fatto della difesa - spesso strumentale - del "primato della politica" un cardine della sua proposta, di fatto si appoggia a un'inchiesta giudiziaria per scatenare il punto più drammatico della sua recente transizione e superare - in maniera traumatica - l'eterna logica dell'arrocco. La stessa che rischia di portare alla ricomposizione totale non solo della Lega ma di tutta l'offerta elettorale. In un certo senso, Berlusconi si è quasi sfilato prima.

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