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Pd in rosso, 9 milioni di euro di debiti: Renzi nei guai, ecco gli onorevoli che non pagano

Giulio Bucchi
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Cassa integrazione a rotazione per 12 mesi: è la misura drastica del Pd per i 184 dipendenti del Nazareno. Il partito è in rosso, ma nel senso economico. A differenza di Silvio Berlusconi alle prese con analoghi problemi in Forza Italia, però, il segretario Matteo Renzi non ha alcuna intenzione di ripianare di tasca propria i 9 milioni di passivo accumulati nel 2016. Il Corriere della Sera parla di un piano lacrime e sangue di rientro che potrebbe costare caro ai funzionari che percepiscono gli stipendi più alti (dai 13mila euro al mese del responsabile delle Feste dell'Unità ai 10mila del responsabile dell'Ufficio elettorale), tutti in odor di taglio.Le prospettive, però, non sono rosse. Se nel 2016 oltre al monte stipendi (7,8 milioni l'anno) ha pesato e tanto la campagna pro-referendum (un flop galattico), nel 2017 e nel 2018 si preannunciano spese ancora superiori per l'imminente campagna elettorale delle politiche. Ecco perché, tagli a parte, il tesoriere Bonifazi ha accelerato sul recupero crediti verso deputati e senatori. Una sorta di Equitalia interna: ognuno onorevole dovrebbe versare al partito circa 1.500 euro al mese. Nella lista nera ci sono big come il senatore Ugo Sposetti (l'ex tesoriere dei Ds), che secondo il Corsera avrebbe un debito di 75mila euro, l'ex ministro dell'Istruzione Stefania Giannini (circa 40mila euro), il deputato turbo-renziano Ernesto Carbone (oltre 30 mila), il consigliere economico Yoram Gutgeld (Mister 80 euro, indietro di 40mila euro). Anche Khalid Chaouki sarebbe in rosso per oltre 50mila euro. A tutti loro ad aprile Bonifazi ha inviato una letterina invitandoli a mettersi una mano sul cuore e una nel portafogli. Hanno risposto in pochi, per un totale di soli 500mila euro su un totale di 3 milioni. Chi non paga non rischia l'espulsione, ma la gogna pubblica: i loro nomi finiranno sul sito del partito.

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