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Riemerge dal degrado la Meridiana spezzata dedicata a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Gino Coala
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Ci sono voluti “appena” 359 giorni, due articoli di Libero, un'interrogazione e un accesso agli atti presentati in Assemblea capitolina per arrivare, lo scorso 19 luglio in occasione del 26° anniversario della strage di Via D'Amelio, alla “liberazione” della Meridiana spezzata. La stele intitolata a “Giovanni Falcone e a tutti i magistrati uccisi dalla Mafia” collocata nei giardini di piazza Bologna e ostaggio di un cantiere interminabile, che quest'anno ha impedito anche la tradizionale commemorazione in loco della “Settimana della Legalità” da parte degli alunni del territorio. Pirandelliana la risposta fornita al consigliere capitolino Francesco Figliomeni, capogruppo del Misto in Assemblea capitolina: “L'opera non è mai stata consegnata alla Sovrintendenza. Quando nel 2009 venne danneggiata fu lo stesso Municipio III (oggi II) ad intervenire. Da informazioni avute per le vie brevi tramite la Direzione di Municipio, si è venuti a conoscenza dell'intervento di restauro, in corso, al quale è interessato lo stesso artista che realizzò la Stele nel 2000”. La firma sotto la nota è del sovrintendente capitolino Claudio Parise Presicce, che ammette di non saperne nulla e rimbalza la responsabilità all'ente di prossimità, che non ha mai fornito alcuna spiegazione riguardo al “letargo” del cantiere, per cui sarebbero bastati pochi mesi di lavoro (anziché un anno) per il restauro. Accanto alla Meridiana spezzata, per l'occasione sono spuntati alcuni cespugli piantati dal Servizio Giardini. Peccato che l'acqua per irrigare l'erba che circonda la stele sia stata fornita (una tantum) dal bar accanto perché l'impianto di irrigazione sembrerebbe ancora fuori uso. Un'inaugurazione che, nonostante le belle parole di circostanza, rischia di sembrare un bluff, vista la scarsissima presenza di cittadini coinvolti a fronte del parterre istituzionale, come il prato sintetico che è stato appoggiato accanto. di Beatrice Nencha

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