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Pesaro DocFest: una giornata con il 28° Comunicazione Operativa

Giulio Bucchi
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Volo di “saluto” e via verso Bologna. Ogni ragazzo nato negli Anni '80 non può non emozionarsi di fronte all'AB205, quello storico “Huey” protagonista di tante pellicole del cine-bellico. Ma l'elicottero dell'AVES di Bologna non è lì per mettere in mostra il suo fascino antico: ha, infatti, appena paracadutato quattro atleti del Centro di Paracadutismo Sportivo dell'Esercito atterrati sul lungo mare di Pesaro con un grande Tricolore e con lo stendardo della Forza Armata. Ultimo a toccare terra il luogotenente Giuseppe Tresoldi (52 anni e 21 mila lanci), già autore di una spettacolare discesa nel corso della Parata del 2 Giugno. Pesaro festeggia l'edizione 2018 del Doc Fest, festival dedicato al documentario giornalistico dando spazio all'Esercito che per un giorno e mezzo intrattiene il pubblico e si fa conoscere con una sua eccellenza locale, il 28° Reggimento “Pavia” di comunicazione operativa. Per anni simbolo della naja, il “Pavia” è stato trasformato nel 2004 in quella che ad oggi è l'unica unità di psychological operations delle Forze Armate nella quale militari di ogni grado si addestrano a modellare la comunicazione, i suoi strumenti e i suoi contenuti per l'uso sul campo. Eredi dei grandi speaker di Radio Bari, Radio Londra, Radio Saigon (ve lo ricordate Good Morning Vietnam?)  i professionisti del Reggimento trasmettono 12 ore ininterrotte di musica, con interviste e approfondimenti che fanno di Radio Pavia 28 uno strumento di training d'eccezione. Infatti, pur non essendo ascoltabile in fm né su streaming, l'emittente a filo-diffusione interna permette ai militari di affinare, dal vivo di Piazza Palla di Pomodoro, l'approccio comunicativo appreso nell'arco di un lungo addestramento che coniuga i fondamenti dell'arte militare alla capacità di assorbire ed analizzare nuovi stili e tecniche di condivisione dei contenuti. Alla consolle, per citare Mimmo Amerelli, ci sono Francesco, Anna e gli altri militari di un'affiatata compagnia capace di coinvolgere turisti e locali che si avvicinano, incuriositi, a persone che tutto potrebbero sembrare eccetto che soldati nel senso stretto del termine. Ma in fondo è proprio quello lo scopo, cioè vincere le ritrosie e saper arrivare al cuore del pubblico stabilendo, progressivamente, un rapporto di fiducia. E' ciò che è stato appreso (e applicato) nei tanti teatri esteri in cui il 28° è stato schierato ed è ancora operativo con alcuni assetti, ad esempio l'Afghanistan dove Radio Bayan West ha giocato un ruolo fondamentale in ambito NATO per informare e per trasmettere vicinanza e sicurezza alla popolazione anche negli angoli più remoti del paese. Ogni contenuto è naturalmente studiato in base al tipo di utenza al quale si rivolge, con scrupolosa attenzione alla lingua (pashtu e dari per l'Afghanistan, albanese e serbo per il Kosovo, etc) e al tipo di contenuto, alla sua liceità, al fine di capire di essere sicuri della completa appetibilità del prodotto prima ancora di lanciarlo. Il lungo mare di Pesaro non è Kandahar e pertanto non ci sono troppe restrizioni a brani che solitamente ascolti sotto l'ombrellone magari con una bella birra gelata davanti; ma partecipando al DocFest gli argomenti trattati dagli speaker hanno un forte legame con l'attualità e gli approfondimenti coinvolgono persone comuni e non intervistate con verve e tempi da bravo radio-cronista. Fra gli ospiti Luca Zingaretti, patron della manifestazione, che siede accanto agli operatori del 28°, microfono acceso e capannello di gente tutto intorno. La curiosità c'è e la si registra in ogni momento della lunga e calda domenica marchigiana: infatti,  sotto le note degli AC/DC, Chuck Berry e Coldplay (ricca e lunga la playlist) sono tanti i ragazzini che si cimentano nell'arrampicata sulla parete del 9° Reggimento Alpini o nel percorso crossfit allestito proprio sul mare dai parà del 186° “Folgore”, osservati da lontano da qualche anziano memore dei tempi della leva, quando i militari erano forse meno accattivanti e meno “discoli che tengan la musica così alta!”. di Marco Petrelli @marco_petrelli

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