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Verdone racconta il primo incontro con Moana: "Vidi il suo fondoschiena da infarto e rimasi senza fiato"

Alessia Albertin
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È la grande mamma dell'erotismo. È la pornostar più amata d'Italia. È diventata una leggenda nell'immaginario collettivo dell'Italia godereccia. È la sensualità, sempre cult e mai trash della nudità mai nascosta. Ma come ha fatto Moana Pozzi a passare dai concorsi di bellezza al piccolo e poi grande schermo? Lo rivela Carlo Verdone, il fautore di una delle sue primissime apparizioni: questione di culo. Letteralmente. Prima di Tip Tap, Rai 2, Jeans 2, Rai 3 e Italia 1 con Antonello Ricci, prima del porno e del cinema con Fellini in Ginger e Fred, Moana era ancora una ragazza, appena arrivata a Roma, in cerca di sfondare nel mondo del cinema. Il sensualissimo esordio, o quasi, con Borotalco di Verdone nel 1982 le spianò la strada verso la fama. La scena in cui Moana esce tutta nuda dalla piscina di un attico, lussuoso, lussurioso, bugiardo, come quel “maschio” del suo proprietario, Manuel Fantoni, ovvero un Angelo Infanti più nazionalpopolare che mai, diventò subito cult. E ora il regista e attore romano rivela come ebbe quella parte. Galeotto fu il culo. “Tutta colpa di un gran bel sedere che lei ci offrì in tutto il suo splendore, con nostro grande diletto, in un appartamento sconosciuto nel lontano 1982”, così racconta Verdone sulla sua pagina Facebook, una delle primissime apparizioni di Moana Pozzi sul grande schermo; una sexy comparsata, del tutto casuale, che passava proprio dal suo mondo. “Un giorno ero in giro per sopralluoghi e dovevo trovare un appartamento che potesse esser adatto al personaggio di Nadia Vandelli (Eleonora Giorgi) in “Borotalco” - prosegue il regista - Finimmo a Trastevere vicino Via Aurelio Saffi: lì ci aprì una attrice, Antonella, amica dell'organizzatore, che ci voleva far vedere il suo appartamento. Mi sembrava adatto ma mancava una stanza. “C'è un'altra stanza”, rispose. “Solo che ci sta dormendo una mia amica…”. Era quasi l'una passata e questa amica ancora dormiva? Già pensavo al genere di ragazza che poteva essere: aspirante attrice che torna a dormire alle 5 di mattina. “Aspettiamo un quarto d'ora… e semmai torneremo”, dissi rassegnato. Ma la ragazza, che ci teneva ad affittare l'appartamento, ebbe uno scatto. “No, no… Mo' la sveglio e che diamine”. Entrò spalancando la porta e le persiane: la stanza si inondò di luce e uno splendido sedere ci apparve in primo piano sul lettino… restammo senza fiato. Moana si lamentò un attimo per quel brusco risveglio e, come se nulla fosse, si infilò una maglietta per lasciarci vedere la stanza. Nessuno guardava la stanza ma il corpo di quella ragazza misteriosa, tanto che il direttore di produzione s'incazzo': “Oh… ma dovete vede' ‘n culo o ‘na location? E annamo su!”. "L'appartamento per me era ok, e lo era anche per Ennio Guarnieri, il direttore della fotografia: fissammo le date e salutammo. Ma uscendo chiesi ad Antonella di poter vedere un secondo la sua amica: Moana si affacciò, con i capelli già bagnati dalla doccia, facendo capolino dalla porta del bagno. “Ti va di fare due pose al volo per il mio film?”. “Certo! Sono venuta a Roma per questo” disse con un certo entusiasmo. Feci prendere i suoi contatti dal mio aiuto e già pensai che una così non me la potevo far scappare. “Ma che te stai a inventa'?” chiese preoccupato l'aiuto regista Roberto Giandalia. “La metto un paio di volte a casa di Manuel Fantoni, è credibile che lui conosca una così.” "E così, per caso, grazie ad un fondoschiena da infarto, Moana Pozzi debuttò per la prima volta nel Cinema con me - conclude Verdone  - Le feci fare pure il bagno nuda nella piscina dell'attico di Fantoni sulla Magliana. Chi lo avrebbe mai immaginato che sarebbe poi diventata così famosa? Tutta colpa di un gran bel sedere che lei ci offrì in tutto il suo splendore, con nostro grande diletto, in un appartamento sconosciuto nel lontano 1982”.

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