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Lo sfogo di Fabio Quagliarella: "Un poliziotto mi ha perseguitato per cinque anni"

Giovanni Ruggiero
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"Ho vissuto 4-5 anni da incubo, immaginare di non poter vivere serenamente al di fuori del calcio, soprattutto per la mia famiglia, è stata dura. Quando sono andato via dal Napoli sono state dette tante infamità, cattiverie, tante cose non vere. L'unica causa era solo ed esclusivamente questa e quindi, dopo tanti anni, è finita". Al termine della partita contro il Cagliari, nella quale è andato a segno nell'1-1 finale, Fabio Quagliarella si lascia andare ai microfoni di Sky Sport raccontando la vicenda di stalking con cui ha dovuto convivere nel suo periodo al Napoli. "Devo ringraziare la giustizia perché ha fatto un ottimo lavoro, dare 4 anni e 8 mesi a un poliziotto significa che avevano ragione di più. Ho vissuto male io, ha vissuto male la mia famiglia, ho cercato di essere comunque concentrato sul campo, perché alla fine scendi in campo, la gente non sa tante cose, come è giusto che sia - ha raccontato l'attuale attaccante blucerchiato - Siamo pagati profumatamente ed è giusto che in campo facciamo il nostro dovere, però oggi ci siamo tolti un peso enorme perché è stata dura". È stata proprio questa vicenda a spingere l'attaccante di Castellammare di Stabia lontano da Napoli. "Non è che un giorno mi sono svegliato e sono voluto andare via da Napoli. Ero a casa mia, stavo da Dio, stavo con la mia famiglia dopo più di 12-13 anni passati fuori di casa, ero ritornato a casa e quindi non c'era nessun motivo. La causa è semplicemente questa, io ho accusato, ho tenuto botta perché non è facile, non lo auguro a nessuno assolutamente perché tutti abbiamo diritto di vivere una vita libera e serena al di fuori di qualsiasi ambito lavorativo - ha rivelato Quagliarella - Non poter uscire di casa e sentirsi minacciato che da un momento all'altro potesse succedere qualcosa, a me, alla mia famiglia, ai miei nipoti, ai miei fratelli, è stato devastante sentire tante cattiverie dette dopo il mio passaggio alla Juve. È stato brutto perché uno ci mette passione, amore, professionalità, sacrifici e poi sei giudicato quando la gente non sa. Questa era una delle mie più grandi soddisfazioni, perché c'è stato un giudice che ha dato una sentenza importante e questa è la cosa che più conta e ha tolto un peso non indifferente a me e alla mia famiglia", ha concluso l'attuale giocatore della Sampdoria.

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