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Sudafrica, il cacciatore Scott Van Zyl sbranato da un coccodrillo: riconosciuto dal Dna nello stomaco del rettile

Giovanni Ruggiero
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Scott Van Zyl era il maestro di migliaia di cacciatori che dagli Stati Uniti e dall'Europa erano disposti a pagare anche seimila dollari per una settimana di safari con lui e sei prede garantite. Per capire quanto fosse importante per il Sudafrica e la sua economia - i safari e la caccia sono una parte importantissima del Pil nazionale - basti pensare che per due giorni si sono alzati elicotteri da Harare per cercarlo, si sono scatenate collette sul web per sostenere i costi, è stata anche messa in palio una ricompensa di 5mila dollari per chiunque avesse dato informazioni. A 44 anni, lo scorso venerdì, Van Zyl è scomparso vicino al fiume Limpopo, divorato da un coccodrillo che stavolta ha trasformato il cacciatore in preda. Ed è proprio sul suo ruolo che si sono scatenate le polemiche più feroci. Chi non ha pianto la sua scomparsa sono stati i cosiddetti animalisti, che sui social hanno esultato alla morte di un "bracconiere". Chi invece lo conosceva bene, chi ha potuto vivere il safari con lui lo ricorda come un baluardo della difesa dell'ambiente. Van Zyl aveva una regola su tutte: "Un colpo dritto al cuore o ai polmoni, perché tu non devi rischiare e la bestia non deve soffrire". Sul Corriere della sera, i suoi amici della Safari Fraternity ha ricordato il suo impegno ambientalista: "Lo fanno passare per bracconiere, ma Scott era esattamente l'opposto. Rispettava le regole, cacciava quel che si può cacciare". Per riconoscere il suo corpo hanno dovuto aprire lo stomaco del coccodrillo, hanno esaminato il Dna delle loro vittime e trovato quello di Scott. E gli animalisti hanno voluto piangere il coccodrillo, insultando con i loro commenti vergognosi la moglie e i due figli che Scott ha lasciato troppo presto.

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