Cerca
Logo
Cerca
+

Sandro Mayer risponde alla querela di Veronica Pivetti: "Ho le registrazioni"

Alessandra Menzani
  • a
  • a
  • a

Confessione omosessuale? Dichiarazione d'amore a una donna? Nei giorni scorsi aveva fatto scalpore il (presunto) coming out lesbo di Veronica Pivetti, amata attrice e doppiatrice italiana. Ma lei, sorella di Irene, smentisce il settimanale di DiPiù, che aveva pubblicato le sue dichiarazioni. "Scrivere a caratteri cubitali 'Basta con gli uomini, vivo con un'amica' fa presupporre che io abbia sostituito gli uomini con le donne", scrive su Facebook la Pivetti. "È anche abbastanza evidente il desiderio pruriginoso di far intendere una relazione che vada oltre l'amicizia", aggiunge Veronica entrando nel merito del suo rapporto con Giordana. Sulle pagine di DiPiù, settimanale diretto da Sandro Mayer, si leggeva: "Con lei, che si chiama Giordana, sto vivendo il legame più profondo che abbia mai avuto. In lei c'è qualcosa di Adriana, l'amica di cui mi innamorai da ragazza". Prosegue Veronica, molto seccata: "Mi scandalizza il pensiero che c'è dietro, secondo cui l'omosessualità sia un 'ripiego'. Veronica è stanca degli uomini e quindi va con le donne. Secondo loro questa è l'equazione. Se fossi una donna omosessuale mi incazzerei parecchio, sapete?". Dunque quella della Pivetti è una smentita. "Io conosco diverse donne che hanno rapporti bellissimi e intensissimi con altre donne senza andarci a letto", conclude. Ma Sandro Mayer, che si è sentito punto sul vivo, non ci sta. Da direttore, risponde alla Pivetti: "Dopo anni e anni di direzione di giornale sono abituato ai cambiamenti di umore dei personaggi dello spettacolo", esordisce il giornalista, "quello che mi indigna è altro: come si permette di definire folcloristico il Settimanale DiPiù? Preciso subito che il termine è offensivo e degno di querela, che, già le dico, non inoltrerò, mentre lei non può querelare per l'intervista, perché abbiamo le prove che è autentica e non è stata manipolata: la tentazione di metterla sul web per farla sentire a tutti è stata tanta, ma non l'ho fatto, perché non sarebbe stato corretto". "E' vero: noi siamo venuti da lei per fare promozione alla sua nuova fiction della serie Provaci ancora Prof. Il Settimanale DipiùTV lo fa sempre quando parte un nuovo programma. Ma poi la conversazione, per quella magica intesa che a volte scatta tra intervistato e intervistatore, si è spostata sul privato e lei ha detto quello che è stato pubblicato. La parte del privato, come spesso facciamo, l'abbiamo spostata su DiPiù, perché DiPiùTV si dedica maggiormente a notizie televisive". Per dimostrare l'autorevolezza della sua testata, Mayer cita i suoi maestri e ricorda: "Visto che lei non conosce il giornale, chieda anche a sua sorella Irene e, mi permetta un parere personale, la più grande della famiglia. Ha firmato più volte articoli su Dipiù: lei che è stata Presidente della Camera avrebbe mai potuto scrivere poi su un giornale folcloristico?". Passando al contenuto dell'intervista, prosegue Mayer: "Lei ci definisce omofobi, mentre mi pare di capire, ma potrei sbagliarmi, che l'omofoba è lei. Signora, lei precisa: Se fossi una donna omosessuale, mi incazzerei parecchio'.  Quindi non lo è. Ma perché precisarlo? Se fosse stata omosessuale cambierebbe qualcosa? Lei scrive più avanti: 'Dove sta scritto che l'eterosessualità è la strada che scegliamo per prima, anzi, peggio ancora, la strada giusta?'. Ma che cosa è questa differenza, signora Pivetti? Solo gli omofobi pensano ci siano strade giuste o ingiuste: per noi, mi creda, qualunque strada prenda una persona fin dalla nascita è giusta. Lei dice che secondo “Dipiù” l'omosessualità è un ripiego. Ma questo l'ha detto lei: lo deduce da che cosa? Signora, il razzismo lo fa solo lei: è lei che ha parlato della sua amica Giordana e poi della giovane donna, Adriana, di cui si innamorò da bambina ma fra le righe dell'intervista pubblicata non trapela nessun legame sessual-amoroso". Infine l'attacco: "Nessuno pensava di vendere copie in più con la sua faccia, perché, con tutto il rispetto per la sua professione, la sua non è una faccia da copertina: se lo lasci dire da un esperto. Però in copertina l''abbiamo messa. E sa perché? Perché la sua intervista ci era sembrata così vera, così dolce e così semplice che abbiamo voluto dedicarle la copertina, non per vendere, ma per parlare di un problema sociale di cui ancora purtroppo si discute tanto nelle famiglie". "Se la perderò come lettrice", conclude Mayer, "me ne farò una ragione. 

Dai blog