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Socci contro il fondatore della Cdo: "Non sei il papa. Il cuore di Cl non batte per i Professori"

Nicoletta Orlandi Posti
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  di Antonio Socci Ma Giorgio Vittadini è diventato papa all'insaputa di tutti? Il dubbio mi è venuto domenica quando al Meeting di Rimini ha usato il «plurale majestatis» per incensare Monti: «Ci sentiamo in profonda sintonia con quel che sta facendo il governo». Voleva dire che lui si sente in profonda sintonia, ma ha detto noi. Ieri su Repubblica si è allargato ancora: «Condividiamo l'impegno del presidente (Monti). Siamo d'accordo sulle sue riforme».  Condividiamo? Siamo? Ha forse fondato un partito? Di chi sta parlando? A parte il fatto che, nel merito, come scrive su Twitter Franco Bechis, «secondo me non ha letto un solo provvedimento di Monti» (e Franco sa quel che dice). Ma io che con la volontà tendo a pensarla come Vittadini (anche se con la mente so che ha ragione Bechis), sono tuttavia rimasto basito da quel «noi» vittadinesco. Noi chi? Per fortuna quasi nessuno, tra i giornali, ha identificato quel «noi» con Cl e nessuno – mi pare – ha titolato «Cl vede Monti come l'uomo della Provvidenza». È il segno che i colleghi giornalisti hanno compreso l'insegnamento di don Carron, l'attuale responsabile della Fraternità di Cl, meglio di quanto lo abbia recepito Vittadini. In effetti non risulta che Vittadini lì formulasse giudizi politici a nome di Cl. Perché Cl come movimento ecclesiale non prende parte alla lotta politica (anche per la lezione sulla laicità del Concilio Vaticano II che molti – come Riccardi, S. Egidio e le associazioni di Todi – hanno dimenticato). Cl è un movimento di educazione alla fede e non acclama Monti come il salvatore, né propone – come fa Vittadini - «una Costituente economica e politica per mettere le basi comuni per un nuovo sviluppo, con un accordo tra le forze riformiste». In un'importante intervista del gennaio scorso don Carron ha piantato i paletti chiari della distinzione fra il movimento ecclesiale e la politica. Ha sottolineato che gli atti o i giudizi dei singoli – appartenenti alla Chiesa o a un movimento – «non possono essere attribuiti alla comunità. Sarebbe ingiusto. Ciascuno è personalmente responsabile di quel che fa. Perciò l'identificazione non è legittima». Quindi Vittadini parlava e parla a nome proprio (come il sottoscritto). C'è un altro passo molto chiaro di don Carron che dirime tante controversie sulla commistione fra esperienza ecclesiale e politica.  Sempre in quell'intervista affermava: «Possono esserci state persone che hanno usato Cl in un certo modo. La Chiesa chiama costantemente a un ideale; ognuno lo vive secondo la propria libertà e responsabilità. Per questo noi non interveniamo in nessun documento o azione di coloro che hanno responsabilità politica. Non esistono candidati di Cl, non esistono politici di Cl. Questa cosa, prima di chiarisce, meglio è». Quindi pure chi fa il giornalista come me o lo statistico - come Vittadini - è chiamato a parlare a nome proprio. E anche la «Fondazione per la sussidiarietà» che lui presiede (di cui il 90 per cento dei ciellini ignora l'esistenza) non può parlare a nome di Cl. Come ha dichiarato Carron, citando Giussani: «Noi non deleghiamo a nessuno la nostra presenza culturale, sociale e anche politica». Giustamente Carron difende la libertà dei singoli – cittadini maturi e responsabili – di giudicare in proprio sui fatti opinabili della politica, che non sono un dogma di fede. Tanto è vero che pure all'interno di Cl ci sono valutazioni politiche diverse. È la sana libertà dei figli di Dio. Non credo – ad esempio - che Formigoni, Lupi, Mauro o Toccafondi propongano come Vittadini, per dopo le elezioni, una grande coalizione fra destra e sinistra, cosa che, peraltro, io stesso su queste colonne qualche volta ho prospettato (Lupi ieri sulla Stampa addirittura s'inventa una «dottrina sociale» della Chiesa che rifiuterebbe il grande centro. Mah…). Un altro esempio. Recentemente Vittadini ha firmato una severa bocciatura di Maurizio Lupi e del suo Intergruppo per la sussidiarietà. Personalmente condivido quella critica (anche se non gli argomenti, pretestuosi e contraddittori), ma non si può dire certo che quel giudizio di Vittadini (e pure mio) esprima le posizioni di Cl, sia perché è di Cl pure Lupi, sia perché questo Intergruppo è una delle poche cose politiche che in positivo erano state citate da Carron in quella famosa intervista (dove peraltro Carron – pur precisando che non aveva gli strumenti per dare giudizi politici globali - parlava dell'esperienza del governo Berlusconi in modo molto diverso dalla stroncatura di Vittadini). Credo che Vittadini abbia ragione quando critica sia il modo di andare alle elezioni del Pdl che quello del Pd. Solo che è il giudizio suo (e magari pure il mio). Non è una posizione di Cl in quanto movimento ecclesiale. C'è poi nel merito il «caso Monti». L'uomo è spento assai e propenso alla gaffe: basti dire che domenica, davanti a un uditorio cattolico, ha dichiarato: «L'euro è come la Madonnina sul Duomo di Milano». Una vera e propria bestemmia - sia pure involontaria - questo equiparare Mammona (il denaro) alla Madre di Dio (peraltro in un Meeting che ha una meravigliosa mostra proprio sul Duomo). Mi pare che anche dal punto di vista politico ed economico questo euroentusiasmo sia una baggianata visto quello che sta accadendo. Ma mostra una certa inadeguatezza dell'uomo, un'incapacità a diventare statista: resta purtroppo un piatto tecnocrate. Con un'idea strana della democrazia, come si è visto  – pochi giorni fa – quando è andato a dichiarare in Germania che i parlamenti sono un intralcio ai governi (facendo sollevare tutta la stampa e la politica tedesche).  D'altronde domenica ha preteso di dettare ai giornalisti gli aggettivi da usare («Non si usi più l'aggettivo “furbi” nei Tg che descrivono la lotta all'evasione»). Dal punto di vista cattolico i valori non negoziabili non sono neanche nell'orizzonte del suo governo. E aspettiamo ancora che Monti ci spieghi perché taglia su scuola, libertà di educazione e medicine degli ammalati e disabili, per non voler tagliare il mostruoso spreco sui cacciabombardieri F-35. Anche  sulla sussidiarietà – il tema (quasi esclusivo) che sta a cuore a Vittadini – il piatto piange: il governo che ha portato la tassazione al livello più alto della nostra storia, mi pare incarni il contrario della lotta allo statalismo. Quando uno Stato «espropria» il 60 per cento della ricchezza prodotta dai cittadini i risultati disastrosi sono un'economia in ginocchio (come le famiglie), una libertà limitata e perfino l'aumento del debito pubblico. Detto questo si può pure dire che il governo Monti è stato un male minore, una scelta obbligata. Ma di qui a cantare inni come fa Vittadini ce ne corre. Non si può acclamare Monti come l'uomo della Provvidenza (casomai della previdenza).  Giustamente don Carron, in quell'intervista, parlando dei politici, diceva: «Noi dobbiamo sempre mantenere quella che don Giussani chiamava “una irrevocabile distanza critica”». E parlava di politici che vengono da Cl. Figuriamoci di uno che viene da Goldman Sachs, Trilateral e Bildeberg (peraltro domenica il diluvio di applausi che ha accolto l'ingresso in sala di Formigoni ha fatto capire a tutti che il cuore dei ciellini non batte certo per Monti). Ieri su Repubblica l'intervista a Vittadini era così titolata: «Il Professore (Monti, nda) ci ha salvato dalla serie B, ora Grande Coalizione». In effetti Vittadini attribuisce a Monti e a Napolitano la «volontà di salvare l'Italia». Parola impegnativa. I cattolici dovrebbero sempre ricordare che a «salvare» i singoli e i popoli non è questo o quel politico. Ben altro è il Salvatore. Se non si mostra la schiena diritta davanti al potente del momento si rischia di essere usati (e doversi «purificare» di qui a poco). E di cadere nelle tentazioni del «progetto politico» e del potere da cui Giussani mise in guardia fin dal suo intervento «rifondativo» del 1976.  www.antoniosocci.com  

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