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Paturnie di Fiano

filippo facci

Eliana Giusto
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Sono moderatamente stufo che uno come Emanuele Fiano (Pd) prenda uno stipendio da onorevole per farci scontare le tragedie dei suoi avi, le sue referenze alla comunità ebraica, le sue ossessionate proposte di legge che si risolvono in discussioni datate che di fatto reinventano vecchi e nuovi "heaters" (si dice oggi) fascisti e antifascisti, ergo fascisti e basta. Dopo la proposta più inutile del decennio (punire i collezionisti di cimeli mussoliniani, i venditori di magliette, gli scemotti che fanno il saluto romano: un autogol culturale che ha rischiato di trasformare Fiano in uno zimbello) ora l'onorevole se l'è presa col collega renziano Giorgio Gori, che da sindaco di Bergamo non ha mai revocato la cittadinanza onoraria che diedero a Mussolini nel 1924. Ora mi chiedo: quanti ne erano al corrente? Che problema c'era, che non fosse annidato nella visione sacralizzata della Storia di chi, la Storia, vorrebbe lastricarla di tabù, paletti e rivincite a posteriori? Chi non conosce la storia è destinato a riviverla (frase che non mi ha mai convinto) ma forse avrebbe bisogno di narratori un po' meno folgorati. Lasciatele libere, le nuove generazioni: lasciate loro un diritto all'innocenza e all'oblio di fronte a tutto ciò che noi, vecchie carcasse, siamo sempre pronti a trasformare in nuove quotidianità ideologiche, in nuove cazzate distantissime dal reale. Chi non la conosce la Storia è destinato a riviverla, capito, ma chi ne rimane imprigionato, dopo un po', rompe le palle. di Filippo Facci

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