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Filippo Facci: "Mandiamoli in Corea"

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Matteo Legnani
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Quelli del "collettivo bolognese Hobo" (roba di centri sociali) vogliono regalare una birra a chiunque stracci la tessera elettorale: il 1° marzo faranno una festa nella facoltà di scienze politiche (classica location per feste) e a chi strapperà la tessera verrà dato da bere. C' è anche lo slogan, una cosa nuova: «Mandarli tutti a casa». Forse non hanno capito il meccanismo, forse non sanno che è contro la legge, forse sono degli idioti: ma vien meno anche la retorica per rimbrottarli. Tipo ricordare che si vota per dare al Paese un governo alla meno peggio, o perché si è tifosi, perché vuoi che perdano gli altri, perché odi quel leader, perché ti è simpatico caio, perché hai venduto il tuo voto, perché ti hanno promesso un lavoro, perché quel giorno non andrai a sciare. Oppure si può non votare per altrettanti e legittimi motivi: anche il menefreghismo è un lusso della libertà e di una democrazia navigata, anche l' indifferenza è un frutto del benessere maturato da una civiltà che ti lascia libero di fottertene. È nei paesi più ricchi e democratici che la gente non va a votare. Oppure è in quelli più poveri e dittatoriali, dove ci sono persone che vengono uccise perché vogliono la stessa tessera che gli idioti vogliono strappare. Ma è inutile dire che quelli del collettivo bolognese andrebbero spediti in Guinea Equatoriale, in Eritrea, in Corea del Nord, in Sudan o in Turkmenistan. No, devono restare qui a offrire birra: noi, in cambio, gli offriremo qualcosa che alla birra assomiglia molto. di Filippo Facci

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