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Mafia: Totò Riina, il boss con l'ossessione del pm Di Matteo/Scheda (3)

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(AdnKronos) - Una vita all'insegna della violenza, quella di Totò Riina. E della latitanza. Vissuta sempre, o quasi, con la sua famiglia. Fino al giorno del suo arresto, in via Bernini, in una fredda giornata invernale, il 15 gennaio 1993. Di lui, poco tempo fa, due mafiosi, intercettati, dicevano: “Se non muoiono tutti e due, luce non ne vede nessuno". E il riferimento era per Riina e Provenzano. In altre parole, con Riina in vita sono state bloccate tutte le ‘promozioni' in Cosa nostra. Il 10 dicembre 1969 Riina fu tra gli esecutori della cosiddetta 'strage di Viale Lazio', che doveva punire il boss Michele Cavataio. Nel periodo successivo Riina sostituì spesso Liggio nel "triumvirato" provvisorio di cui faceva parte assieme ai boss Stefano Bontate e Gaetano Badalamenti, che aveva il compito di dirimere le dispute tra le varie cosche della provincia di Palermo. Riina ha scontato 26 condanne all'ergastolo per decine di omicidi e stragi tra le quali quella di viale Lazio, gli attentati del '92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino e quelli del '93, al Nord Italia. E alle 3.37 si è spento portando con se nella tomba tutti i segreti e i misteri della Cosa nostra degli ultimi 50 anni.

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