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Carnevale, maschere pelli e campanacci: trend in crescita per i Mamuthones

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Roma, 23 gen. (AdnKronos) - Vestiti con pelli di pecore, maschere di legno nere e campanacci pesanti fino a 30 chili sulla schiena. Sono i Mamuthones del Carnevale di Mamoiada che affonda le radici nei riti arcaici del mondo agro-pastorale, riti propiziatori per l'annata agricola e apotropaici. Maschere che sfilano nelle vie del paese, a pochi chilometri da Nuoro, con il frastuono dei campanacci a fare da sonoro: più forte è il rumore, più si allontanano gli spiriti maligni. "C'è un trend in crescita per il nostro Carnevale - racconta all'Adnkronos il sindaco di Mamoiada, Luciano Barone - Arrivano persone, non solo dalla costa, ma da tutta la penisola, con una presenza massiccia di turisti stranieri. Un successo che è frutto di due anni di lavoro, quest'anno siamo al terzo. Mettendoci in rete con altri otto comuni montani, siamo riusciti a creare un percorso culturale condiviso. Tre i momenti clou della manifestazione: la giornata di Sant'Antonio Abate (17 gennaio), quando si accendono grandi falò in ogni piazza ed attorno ad ogni fuoco si scatena una danza rituale; la domenica di Carnevale (quest'anno 11 febbraio) con i Mamuthones e gli Issohadores, vestiti di bianco e giubbe rosse, che percorrono le vie del paese, offrendo vino Cannonau e fave con il lardo fino al martedì grasso (13 febbraio) quando un fantoccio, Juvanne Martis Sero, viene portato su un carretto, accompagnato da canti funebri intonati da uomini, vestiti da donna, segnando così la fine del Carnevale. "La nostra non è solo una sfilata - afferma il sindaco Barone - non c'è una distinzione netta tra maschere e visitatori ma si crea un contatto fisico. In piazze e vie gremite di persone, il gruppo delle maschere si fa strada a fatica e inizia a prendere al laccio le persone, di solito donne che per liberarsi devono pagare pegno con un bacio. Il vino offerto e i balli contribuiscono a creare questa atmosfera dionisiaca". Tradizioni, riti e maschere che per il resto dell'anno vengono valorizzati e conservati nel Museo delle maschere mediterranee di Mamoiada. "Registriamo un sempre maggiore interesse da parte dei turisti. Abbiamo chiuso il 2017 con 23mila biglietti, segno del fascino che riesce ad esercitare il nostro patrimonio immateriale - racconta il responsabile del Museo, Mario Paffi. "Accanto ai Mamuthones e agli Issohadores, abbiamo in esposizione le maschere del carnevale Barbaricino, del centro della Sardegna, e quelle del Mediterraneo con le pelli e i campanacci a fare da filo conduttore. Un percorso comparativo che evidenziando le affinità tra i vari paesi che si affacciano sul nostro Mare, svelano una comunione di storia e di cultura".

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