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Mafia: Mancino, non chiesi io di fare ministro Interno

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Palermo, 16 apr. (AdnKronos) - "La sostituzione del “duro” Scotti con “l'influenzabile morbido” Mancino appartiene a una leggenda che ha attraversato la fase della presunta trattativa, che si è riversata sulla mia persona divenuta, l'emblema del processo Stato mafia”. Così, rendendo dichiarazioni spontanee in aula, l'ex Presidente del Senato Nicola Mancino, nell'ultima udienza del processo sulla trattativa tra Stato e mafia. "Personalmente confermo che non ho chiesto di fare il ministro, ma mi resi conto che nella Dc, nel mio partito c'era l'esigenza di non lasciare in solitudine l'onorevole Antonio Gava, fisicamente impossibilitato a svolgere attività impegnative, ma intellettualmente ancora valido". Nel corso del processo sono state numerose le divergenze tra l'ex ministro Vincenzo Scotti e Nicola Mancino. Scotti aveva raccontato come fosse all'epoca intenzionato a rimanere al Viminale anche nel nuovo governo Amato. All'improvviso però, come ha raccontato, erano sorte delle complicazioni riguardo alla sua riconferma. Complicazioni che avevano portato alla sua nomina al vertice del ministero degli Esteri e alla conseguente designazione di Mancino come ministro degli Interni. “Sono andato a letto credendo di essere nominato il giorno dopo ministro dell'Interno e invece mi sono svegliato Ministro degli Esteri”, aveva raccontato Scotti ai magistrati palermitani. Secondo la Procura Scotti sarebbe stato sostituito da Mancino perché più 'morbido' per un eventuale dialogo tra pezzi dello Stato e Cosa nostra. Una tesi sempre smentita dai difensori di Mancino.

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