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L'ultima fregatura dei professori:ci tassano le pensioni due volte

Solo in Italia, Danimarca e Svezia la previdenza di medici, avvocati e professionisti è gravata dal doppio balzello: sui rendimenti e sull'assegno finale

Eliana Giusto
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di Antonio Castro Paghereste l'Imu due volte: una volta sulla porta di casa e l'altra in banca? No, ovviamente. Eppure, se l'Imposta sugli immobili quanto mai odiata ma arriva una volta l'anno (in due o tre rate), c'è una tassa che scatta due volte: quando investite i quattrini messi da parte per la pensione e quando riscuotete la pensione.  Primi (e unici) in Europa a tassare una pensione due volte. L'Italia in fatto di record negativi non ha eguali. Certo manca l'armonizzazione fiscale nel Vecchio Continente e questo lascia ampio margine ai singoli governi di intervenire e di non seguire le direttive europee. Bruxelles ci chiede di lavorare più a lungo e versare più contributi. E subito di ubbidisce. Quando però dovremmo prendere esempio - magari evitando una doppia tassazione impropria - allora passiamo oltre e attendiamo la tirata d'orecchi e magari una bella procedura d'infrazione (con  allegata multa salata). Si è stancata di attendere un ripensamento l'Associazione che rappresenta gli enti e le casse previdenziali private, l'Adepp,  che ha deciso di presentare un ricorso alla Corte di Giustizia europea a nome e per conto degli oltre 2 milioni di professionisti beffati (e tartassati) due volte.  Beffa che ha il sapore dello scherno considerando le prediche del Palazzo. Proprio mentre lo Stato si ritira (o annuncia il ritiro) dal “Welfare per tutti”, proprio mentre si chiede ai cittadini di provvedere autonomamente a sanità e previdenza, proprio mente si chiede di essere sostenibili per non gravare sui conti pubblici, si trova il modo per scippare risorse finanziarie preziose per quei servizi (previdenza e assistenza sanitaria) che lo Stato in futuro non sarà più in grado di erogare.  Oggi avvocati, architetti, medici, notai, giornalisti e tutto il numeroso popolo delle professioni paga due volte per il diritto alla prima pensione. «L'Italia», spiega il presidente dell'Adepp, Andrea Camporese, «è l'unico Paese dell'Unione (a parte Danimarca e Svezia, ndr) a gravare gli Enti di previdenza privatizzati di un doppio balzello che tocca sia la pensione erogata sia i rendimenti dei patrimoni accantonati dagli enti. Questo mentre nel resto dell'Europa si fanno scelte ben diverse. In Germania, ad esempio, i contributi versati sono esentasse. Nel nostro Paese, oltre alla doppia tassazione, si alza l'aliquota sulla tassazione delle rendite finanziarie al 20% che per noi si traduce in un maggior costo annuo stimato tra i 60 e i 70 milioni di euro. Una situazione insostenibile e che ci costringe a rivolgerci alla Corte di Giustizia europea», ammonisce Camporese che ha già chiesto al dimissionario Mario Monti un incontro per denunciare l'accanimento.  Almeno il buon senso vorrebbe che non si facessero figli e figliastri. Le pensioni pagate dalle 20 casse private - paradossalmente - vengono spremute neppure fossero i proventi di un investimento speculativo. Lo stesso Stato che applica una tassazione lunare su una previdenza di base (primo pilastro), si accanisce sui rendimenti e, non contento, poi passa all'incasso anche al momento di incassare la pensione (trattenuta Irpef).  Balza all'occhio la disparità di trattamento fiscale (e logica) con chi sottoscrive un fondo pensione integrativo. I contributi della previdenza aggiuntiva non vengono tassati fino a 5.164,75 euro (i vecchi 10 milioni di lire), i rendimenti sono tassati all'11%, salvo poi avere un'aliquota di favore (solo il 9%), quando si passa all'incasso del capitale accumulato e dell'assegno della seconda pensione.  Fiscalità di vantaggio ideata e strutturata proprio per convincere i lavoratori a risparmiare in vista della vecchiaia. Gli italiani sono consapevoli che la futura pensione non sarà più pari all'ultimo stipendio. Passando dal retributivo al contributivo abbiamo firmato una cambiale pensionistica che taglierà i nostri assegni in media al 60% dell'ultima retribuzione. Proprio per questo, negli anni Novanta, si pensò di favorire i piani pensionistici integrativi. Ma gli italiani non si son lasciati invogliare. Oggi solo il 25% dei lavoratori (dati Covip), ha attivato una polizza integrativa (di categoria o privata).  Il paradosso è che la fiscalità di vantaggio - assegnata al secondo pilastro previdenziale - viene negata proprio al primo pilastro, la pensione di base, quella più importante. Uno scippo, considerando che la tassazione doppia si mangia circa 60-70 milioni di euro in tasse grazie all'innalzamento al 20% dell'imposta sui guadagni finanziari. Per non parlare dell'Imu applicata al patrimonio immobiliare delle Casse (circa 9 miliardi). Milioni di euro di prelievo che finiscono all'Erario invece di consolidare un sistema previdenziale privato che garantisce interventi di welfare aggiuntivo per oltre 339 milioni di euro (disoccupazione, aiuti alle famiglie, maternità, assegni studio, assistenza ai disabili, ecc). Il 12,3% in più rispetto a quelle erogate nel 2010.  Resta da vedere cosa deciderà la Corte europea. Se dovesse condannare l'Italia per tassazione impropria e doppia su un servizio essenziale, ci sarà da divertirsi. Tanto più che l'Italia ha fatto un bel maquillage  ai conti pubblici inserendo nell'elenco del “perimetro Istat” anche il patrimonio degli enti privati: 50 miliardi di euro di attivo. Un escamotage contabile (ideato da Tremonti per Eurostat) che se smentito in sede europea porterà l'Italia molto lontano dal ventilato pareggio di bilancio. Monti, tanto rapido ad azionare la leva fiscale «perché lo chiede l'Europa», non potrebbe una volta adeguarsi a quello che fanno gli altri Stati più virtuosi?

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