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Lavoro, lo psicologo: "Serve un piano B per non perdere l'autostima"

Andrea Tempestini
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Rimettersi in gioco dopo 25 o più anni di lavoro alle spalle non è certo semplice. Soprattutto dal punto di vista emotivo. Quali sono in concreto i rischi emotivi ma anche le opportunità che incontrano quanti si trovano a doversi rimettere professionalmente in gioco? «Il principale è quello di perdere autostima.In realtà l'esperienza non solo conta molto ma è pure ricercata dalle aziende. Che però spesso tendono a non pagarla adeguatamente». Parola di Paolo Campanini, psicologo del Lavoro e delle organizzazioni. Molti cinquantenni si trovano dunque a dover ricominciare, quando riescono, da zero e spesso si trovano a dover “competere” con giovani al primo impiego. Anche in questo caso l'autostima non fa un balzo in avanti… «Sentirsi dequalificato è umano. Ma è un errore, perché il nuovo impiego è un'opportunità. In più i cinquantenni non solo riescono ad affrontare, grazie all'età e all'esperienza, molto meglio le criticità rispetto ai giovani, ma hanno la stessa capacità di imparare nuovi processi organizzativi o persino nuovi lavori. Quando non succede è perché non si sentono adeguatamente motivati». Per un'azienda, incapace di motivare, può essere dunque controproducente assumere un lavoratore esperto? «Per un'impresa, un lavoratore esperto è quasi sempre una risorsa. Certo, va gestita». Allora come bisogna affrontare un nuovo impiego che magari non “sfrutta” appieno le conoscenze del lavoratore o che non le retribuisce adeguatamente? «Il nuovo lavoro può servire per dare una tranquillità economica di base, per pagare le bollette, insomma. Poi ci si può mettere in gioco attraveso delle consulenze esterne parallele o avviare una nuova attività a cui si dedica il tempo libero e che ha bisogno di anni prima di decollare. Questo “piano B” è molto importante e non è necessario che frutti, in termini economici, da subito. Dà però la certezza di essere ancora dentro al mondo del lavoro attivo e di continuare a mettere in pratica ciò che ha imparato». (ant.s.)

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